La pasta alla Norma, un must della cucina estiva siciliana

La pasta alla Norma, un must della cucina estiva siciliana

La pasta alla Norma, un must della cucina estiva siciliana

Casta Salsa che vermigli
Queste sicule paste,
A noi volgi il bel sembiante
Con verde basilico in foglia  e nere melenzane.

Tempra o Pasta alla Norma,
Tempra tu i palati golosi,
Tempra ancor le papille audaci,
Spargi sulla tavola quella manciata di cacio
Che rallegra le famiglie d’estate.

 

Chissà se uno dei più celebri compositori italiani, Vincenzo Bellini, alla vista di un bel piatto di pasta alla Norma avrebbe riscritto – come ha fatto per celia la scrivente –  il cantabile della cavatina della protagonista della sua opera più celebre, la Norma per l’appunto.

E chissà se, dopo averne gustato una bella porzione nel ristorante catanese, dove la leggenda popolare gli ha dedicato questo primo di pasta, avrebbe sorriso sapendo che il 23 settembre di ogni anno si festeggia la Giornata Nazionale della Pasta alla Norma.

La pasta alla Norma è un vero e proprio must culinario delle estati siciliane che, nella sua variante palermitana, è più conosciuta come la pasta ca salsa e i mulinciani (o milinciani) fritti.

Nella Sicilia Orientale, come appena anticipato, una storia popolare narra che, negli anni ’30 del XIX secolo, fu un ristorante catanese,  che aveva una sera tra i commensali proprio il concittadino compositore Vincenzo Bellini a inventare questa pietanza dedicandola alla sua opera lirica più celebre;  secondo un’altra storia popolare, fu il commediografo catanese Nino Martoglio, a fine Ottocento, ad avere esclamato

“È proprio una Norma” dopo avere assaggiato un piatto di pasta con salsa di pomodoro e melenzane fritte.

Al di là del modo col quale questa bontà culinarie è chiamata, e scomodiamo pure William Shakespeare che al suo Romeo faceva proferire “Che cos’è un nome? Ciò che chiamiamo rosa con un altro nome conserva sempre il suo profumo”, la pasta ca salsa chi milinciani fritti è un primo piatto estivo tipico della dieta mediterranea che, ogni famiglia palermitana ama consumare spesso durante la settimana – anche 2-3 volte – usando ingredienti ben selezionati e ben combinati: pasta, salsa di pomodoro, melenzane, formaggio grattugiato e a guarnire ma anche ad insaporire foglie di basilico.

Il tipo di pasta da calare è fondamentale: può essere un formato sia lungo sia corto ma quel che conta è che catturi bene il sugo di pomodoro. Sono prediletti i formati corti rigati come le penne o i rigatoni, ma anche formati lunghi come spaghetti, margherite, mafalde o tagliatelle ( o tagghiarini) all’uovo.

Altro ingrediente base è la salsa fresca, realizzata con pomodoro tipo San Marzano o, se si vuole un sugo veramente denso, con pomodoro riccio coltivato, di solito, nell’area catanese.

Seguono le melenzane che, a Palermo, devono essere nostrali ovvero locali e a peduncolo nero: questo tipo di melanzana nera è adatta alla fritture e assorbe poco olio. Di solito si taglia a piccoli tocchetti e si lascia spurgare col sale per circa mezz’ora prima d’essere fritta in olio caldo.

Dopo avere scolato la pasta ed averla condita con salsa e melenzane, si cosparge la pasta con delle foglie di basilico a piacere e con del formaggio grattugiato che può essere ricotta salata, ma anche pecorino siciliano o cascavaddu (caciocavallo).

Che altro aggiungere? Buon appetito!

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