La Piccola Perla a Caserta e la “cucina dell’intelligenza affettiva”.

Di Giustino Catalano

Per fare ristorazione non serve la genialità ma una storia di famiglia di buona cucina.

Fintanto ci si muove nella cucina tradizionale locale e con la materia prima che quella stagione mette a disposizione la possibilità di sbagliare è davvero ridotta al minimo.

Si fa colpo e lo si fa dritto al cuore del cliente.

 

A Centurano, ossia incollato a Caserta, c’è da oltre 15 anni una bella pescheria condotta da napoletani dell’area di San Giorgio a cremano, Barra e la stazione. Una famiglia che ogni mattina si alza, va al mercato del pesce, sceglie il meglio che è possibile portare sul proprio banco e lo porta fino a Centurano per la vendita.

Un bel giorno di meno di un anno fa il titolare Salvatore Scognamiglio, simpaticissimo uomo barbuto come il Capitan Nemo di Salgari, ha deciso di far seguito alle continue richieste dei clienti che chiedevano un asporto di piatti di mare già pronti.

E’ così arrivata una cucina e, perché no, una piccola sala con non poche difficoltà poste dal condominio (anche qui c’è stato un “Cazzaniga” come per il compianto Luciano De Crescenzo in “Così parlò Bellavista”).

In cucina la sorella e i due figli con un aiuto, alla cassa la moglie e in sala la nipote sempre sorridente e lo zio della moglie e il cognato.

Io ci sono approdato per “colpa” di Francesco Di Ceglie, meglio noto come “Il Monfortino”. Avevo mangiato da lui una strepitosa pizza con il baccalà, anzi… una strepitosa pizza con uno strepitoso baccalà ma avevo ritenuto che quella del baccalà fosse stata una casualità. Ma in una seconda occasione avendo ritrovato lo stesso strepitoso baccalà ho chiesto dove lo acquistasse.

Era nella pescheria accanto che fa anche ristorazione. Così una sera mi sono deciso di andarlo a provare.

All’ingresso sotto la cassa la foto del murales di Maradona di Jorit. Sono napoletani!

Accolto con molto calore mi sono sentito a metà strada tra una pescheria di giù alle “Mura” di Napoli e la casa della nonna materna, napoletanissima, dove gli odori di pescato fresco si mescolavano con quelli della frittura e con tanti altri.

Una particolarità del locale, che potrebbe anche non piacere, è che il payoff del ristorante è “addu chit ‘e muort” (alla lettera “dal chi ti è morto”). Questa espressione per chi non è napoletano può suonare come un’offesa gravissima e in taluni casi effettivamente lo è ma è anche un intercalare popolare per rivolgersi ad una persona della quale non si conosce il nome ma la si apprezza umanamente. La differenza la fa l’intonazione e ovviamente l’espressione del viso (es. quello è nu chitemmuort – vale quello è uno in gamba, oppure “ne chitemmuort comm staje?” – vale ehi grande come va?, o ancora “staje proprio a chitammuort” – vale stai una meraviglia).

Quindi non vi offendete se vi si rivolgono così e non abbiate timore di farlo anche voi se sapete come farlo. Un sosia della Parolaccia di Roma o di Nennella a Napoli.

Ma veniamo ai piatti.

Inutile dire che era tutto freschissimo!

La partenza è andata direttamente di quinta marcia.

Un piatto di crudi con ostriche, tartufi di mare, fasolari, scampi a dir poco zuccherini e un bel gambero rosso.

Poi un piatto di antipasti caldi con un salmone marinato in casa e tagliato un po’ più doppio per lasciargli un morso più intenso. Insalata di polpo verace ancora croccante e tenace ma non troppo, pane bruschettato con sopra seppia, patate e piselli (viva Dio sono morti le bruschette con i pomodorini che hanno rotto!!!), pacchero ripieno e fritto, zeppolina di mare (occhio qualcuna in più non guasta mai) e un arancino di mare da svenimento!

Era in preparazione anche una frittatina di pasta fagioli e cozze… vale per la prossima volta.

Tra i primi proposti il classico spaghetto a vongole, ai frutti di mare e un mezzo pacchero (calamarata) all’astice.

Abbiamo optato per quest’ultimo in quanto al tavolo accanto c’erano dei “chitammuorti” (vale per gente che ne capisce di buon cibo) che lo avevano preso.

Spettacolare. Abbiamo ripulito l’astice con le mani senza alcun ritegno e vergogna. Tanto eravamo come a casa nostra.

Salvatore Scognamiglio – titolare e chef

A chiudere una frittura di gamberi e calamari con questi ultimi decisamente veraci e saporiti.

Acqua San Pellegrino e un’ottima bottiglia di Falanghina di Mastroberardino che si è spenta tra le nostre mani assieme alla frittura.

Conto onestissimo in rapporto alla qualità e quantità.

La cucina semplice si fa così. Con cuore, prodotto di qualità e facendo solo quello che si sa fare.

Bravi. Bella famiglia. Onesta e lavoratrice. Gente da visitare e tornarci.

Il giovedì santo fanno una zuppa di cozze che vale una settimana di digiuno e astinenza.

Dio li benedica tutti e, permettetemi, …sono proprio dei “chitemmuorti”!

 

La Piccola Perla

Pescheria con ristorante

Via Giulia, 9

Centurano (CE)

Pescheria e Ristorante chiusi il lunedì

Per info e prenotazioni

3283710727

Autore

  • Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori. Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo. Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta. Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito. Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.

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Giustino Catalano: Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori. Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo. Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta. Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito. Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.

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