La ricetta della pasta “chi masculini”
- Giuseppina Maria Rosaria Sgro
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La pasta “chi masculini” è un primo piatto tipico della cucina catanese. Si tratta di una pietanza che unisce i sapori del mare a quelli della montagna.
Gli ingredienti principali del condimento sono infatti da un lato le alici, che nel catanese vengono definite con il termine di “masculini” e dall’altro il finocchietto selvatico, che viene raccolto in primavera, l’uva passa che ne smorza il sapore, i pinoli, che compaiono spesso nei piatti della tradizione e la mollica di pane tostata (in siciliano “atturrata”).
I masculini fanno parte della categoria del cosiddetto “pesce azzurro”, alimento non soltanto diffuso nei nostri mari, ma anche particolarmente economico. Esso è ricco di proteine e di acidi grassi salutari che fanno bene al cervello e al cuore; nello specifico, le alici aiutano a prevenire malattie gravi e degenerative del sistema neuronale come l’Alzheimer e proteggono i vasi sanguigni dall’aterosclerosi.
Ma le alici, come molti altri pesci dal dorso blu, contengono anche ingenti quantità di fosforo, calcio e iodio. Per realizzare la pasta “chi masculini” occorre che la materia prima, ossia il pesce, sia fresco e in carne e che l’uva passa scelta sia la cosiddetta passolina e non l’uva passa di Pantelleria, che ha un gusto più dolce e non viene dunque utilizzata nei piatti salati, bensì per confezionare i dolci della tradizione.
Questo piatto trae le sue origini da una leggenda di re Artù sull’Etna, il quale, dopo essere stato ferito in battaglia, viene curato da Morgana, sua sorellastra e maga.
Quest’ultima cerca in tutti modi di rimettere in sesto il re ferito, che langue su un letto privo di forze. Un giorno, mentre passeggia tra i boschi dell’Etna, la maga incontra un pastore che le chiede il motivo della sua tristezza.
Venuto a sapere della presenza del re in un antro nascosto e magico, il pastore non si fa intimorire e dice alla bellissima Morgana: “Lascia stare filtri magici e pozioni, domani ti porterò qualcosa che risuscita i morti”.
Il giorno dopo il pastore torna e dona alla fata un canestrello di piccoli pesci, “i masculini”, appunto, un fascio di finocchietto selvatico, “u finocchiu rizzu” e un pezzo di pane raffermo, dicendo: “Sono i frutti della nostra terra, del nostro mare e delle mani delle nostre donne; per secoli e secoli sono stati il cibo della nostra gente, che è forte, sana e rinasce ogni giorno sfidando le tempeste del mare e la durezza della terra”.
Morgana segue il consiglio del pastore e prepara un miscuglio di pesce e verdura selvatica, aggiunge altri piccoli frutti come i pinoli e l’uvetta e vi grattugia sopra il pane.
Lo serve quindi ad Artù, che come per incanto riprende immediatamente le forze. Espressione di una cucina povera e, al tempo stesso, saporita, la pasta “chi masculini” è un piatto veloce e di semplice preparazione. Inoltre, questa pietanza viene preparata in tante varianti.
Di seguito, la ricetta.
Calabrese, ho conseguito la laurea in Giurisprudenza nel 2011 presso l’Università degli studi “Mediterranea” di Reggio Calabria e l’abilitazione alla professione forense nel 2016. Già articolista per la testata giornalistica online “Blasting News”, la grande passione per la cucina, ereditata da mio padre, ottimo cuoco ed esperto di funghi, mi ha spinta ad entrare a far parte del meraviglioso team di autori di questo sito interessante e goloso. Mi appassiona tutto ciò che riguarda l’arte culinaria e, quando mi è possibile, partecipo volentieri a fiere, manifestazioni e sagre. Altri miei interessi sono la lettura, lo sport e i viaggi. Dimenticavo: sono anche una buona forchetta!