Lo Stappo: Amarone della Valpolicella classico Sant’Urbano 2017 Speri
- Stefano Cengiarotti Malini
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Il vino è per mia modesta opinione l’alimento che più si avvicina a molte delle definizioni di figlio.
Il vino è figlio del vitigno e dell’annata intesi come genitori diretti, è figlio del produttore che fa le veci del genitore adottivo, ed è figlio della sua zona di produzione, tanto quanto una generazione è figlia del suo tempo.
Questo amarone per me è l’espressione perfetta di questi concetti.
Figlio dei vitigni classici della denominazione, corvina e corvinone, rondinella e molinara, 4 facce del padre che con austerità ed eleganza imprime al figlio il suo carattere predominante, quel ritorno ai sapori di un tempo che troppo spesso nella denominazione Valpolicella si sono persi in favore di morbidezze data da vitigni internazionali o dalla mancanza di quella molinara che anche in piccola parte aiuta a dare acidità e lunghezza al vino.
Figlio dell’annata, una ’17 calda che lo rende morbido ed avvolgente, un vino gentile che abbraccia con i suoi tannini delicati, che riscalda con la sua struttura amorevole, come farebbe un figlio che accarezza la madre.
Figlio adottivo della famiglia Speri, una realtà che fa del vino la propria vita, ma lo fa in un modo cosi conviviale che disarma, seguendo sempre e comunque la tradizione sia delle vinificazioni che degli invecchiamenti, sempre un po’ più lunghi e sempre in botti grandi, per non sovrastare il figlio nella sua crescita, ma per indirizzarlo nella sua crescita che va dalla raccolta alla stappo, passando per un lungo appassimento e per almeno 3 anni di invecchiamento in cantina.
Figli di quel vigneto singolo che è Sant’ Urbano in zona fumane, un vigneto a corpo unico che sovrasta la collina e che fa del calcare la sua caratteristica principale, calcare che lascia esprimere la freschezza della marasca, la decisione delle spezie dolci e la lunghezza di bevibilità, calcare che esalta i profumi lasciandoci godere di note di frutta sotto spirito, caffè e alchermes.
Mai figlio fu più espressione dei suoi genitori.
Cos’altro dire…… #lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.