Lo Stappo: Barbaresco Asili 2019 Luigi Giordano
- Stefano Cengiarotti Malini
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Non potevo non iniziare da quel lembo di terra che da sempre stuzzica, spinge, esalta e guida la mia passione. Quell’area che fa della nebbia la sua caratteristica, ma che con la stessa ha ben poco da spartire; un territorio che parla di passione, di ricerca, di tradizione, di accoglienza e di calore, un calore tutto piemontese, un calore che si esprime nel tempo e che si mostra impetuoso come i vini che da qui nascono. Il primo vino di cui parlerò è l’espressione più genuina di tutto questo: il barbaresco Asili 2019 di Luigi Giordano.
Mi piace partire dal macro per poi scendere sempre più nello specifico e in questo bicchiere farlo è facilissimo; quell’austerità che è propria della conformazione di lequio¹, composizione geologica che caratterista una parte importante della langa, qui si esprime vivida ed immediata una sensazione minerale che tiene fresco l’olfatto. Subito dopo i frutti rossi si sprigionano a ricordare che siamo nella terra del barbaresco, ma sono frutti maturi che arrivano da un vigneto specifico, quell’Asili di cui mi sento di dover parlare.
Asili probabilmente uno dei più nobili tra i vigneti della MGA² di Barbaresco, sicuramente il più elegante tra tutti, un Cru³ a corpo unico che sovrasta la collina la quale collega Barbaresco alla frazione di tre stelle; qui abbiamo altri dei sui fratelli famosi come Rabaja o Martinenga, ma Asili rimane sicuramente il più equilibrato, soprattutto nelle sue esposizioni sud e sud-ovest.
All’assaggio il vino è vibrante, verticale, fresco e oserei dire spensierato, caratteristiche che bene si abbinano al vigneto e al vitigno da cui nasce, ma che rappresentano la mano di chi questo vino ora lo produce.
Matteo Rocca è colui che guida l’azienda di famiglia, un ragazzo che vive di vino e di passione per lo stesso, una persona squisita che cerca il più possibile la genuinità di quello che la natura gli ha dato, cosa che fa anche nei rapporti interpersonali; una scoperta per un giovane sommelier come me che andava a lavorare in quella zona che tanto lo aveva affascinato, sicuramente una delle conoscenze che più mi hanno impressionato nella mia carriera, la continua ricerca di conoscenza nell’assaggio di qualunque cosa non solo di quello che viene prodotto vicino a casa, una curiosità genuina che si riconosce in un vino che ha in ogni assaggio qualcosa di nuovo da dire.
L’ultimo sorso è avvolgente, i tannini si sono smussati ulteriormente i frutti vengono sorretti da una nota di legno composta e appena accennata, un sorso che vale un bicchiere, lungo, setoso e rimembrante quell’Asili che ha accompagnato la stesura di queste righe.
Cos’altro dire…….. #lanostravitaèincredibile.
- Formazione di lequio: formazione rocciosa tipica della langa composta da stratificazioni di marne calcareo argillose formatesi più di 70 milioni di anni fa.
- MGA: menzione geografica aggiuntiva, classificazione della zonazione di aree vitivinicole tra cui il Barbaresco, nella quale viene specificato non solo la macro area, ma anche il vigneto di riferimento.
Es. Barbaresco Asili, Barbaresco Rabaja o Barbaresco Montestefano.
- Cru: termine francese che indica un vigneto specifico.
Stefano Malini
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.