Lo Stappo: Barolo Chinato Rossello 1975?
- Stefano Cengiarotti Malini
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Lo Stappo: Barolo Chinato Rossello 1975?
Oggi parliamo di un punto di domanda, un punto di domanda che ha creato un dibattito infinito, un punto di domanda che è rimasto tale e che non avrà mai una risposta; era veramente un 75?
Come al solito 2 piccoli accenni, prima alla cantina, poi al “chinato” come vino.
Rossello è una cantina storica, fondata nel 1920, situata in Cortemilia zona produttiva a circa 30 km da alba rinomata principalmente per la produzione di nocciole, ma allo stesso tempo votata anche alla produzione di vino DOC.
Rossello venne fondata dal Cavalier Bernardino Rossello, inizialmente una cantina di vendita di prodotto sfuso, fu solo con la seconda e la terza generazione (Pietro e Dino).
Figlio e nipote di Bernardino, che l’azienda iniziò a produrre le proprie bottiglie tra gli anni ‘50 e ‘70, decidendo di evitare la vendita tramite agenti e distributori.
Ma occupandosi della stessa senza intermediari, concetto che caratterizza l’azienda e la rende molto concorrenziale sul mercato.
Ora siamo giunti alla quarta generazione e a capo della Rossello abbiamo Giulio figlio di Dino.
Appassionato e ricco di esperienza fatta all’estero Giulio ricerca dal 2000 l’innovazione e la perfezione sia in vigna che in cantina attento a non perdere le fondamenta delle origini della cantina.
Quando parliamo di Barolo chinato ci riferiamo ad un vino fortificato simile al vermouth, un vino che dalla base di un “semplice” Barolo si attua un invecchiamento in botte a contatto con una serie di erbe tra cui la più importante è ovviamente la china.
Alla fine del processo per evitare una seconda fermentazione e per bilanciere le note amare delle erbe si addiziona zucchero e alcool.
Ora vi racconto della diatriba.
Sceso in cantina dai suoceri per scegliere il vino per la serata mi imbatto in questa bottiglia impolverata.
L’etichetta non ha data, ma la fascetta del monopolio di stato è molto vecchia e dopo qualche ricerca su internet sembra che la stessa risalga al decennio dei 70.
Discutendo con il padre della mia fidanzata scopro che la bottiglia gli era stata regalata del pasta negli anni 90, ma che la stessa giaceva in cantina già da una decina di anni.
La matematica non è un opinione, ma quel vino non aveva nulla da spartire con un vino di quell’ età, colore pieno e brillante, all’olfatto era fresco, suadente e fin troppo fruttato, le note di erbe ero intense, bilanciate e per nulla amaricanti, in bocca era pulito, fresco e piacevolmente dolce.
Nulla lasciava intendere che fosse così anziano, ed è lì che ho riscoperto il mio amore per quei tipi di prodotti, rendendomi conto che non possiamo applicare le normali tecniche degustative ad un vino fortificato, ma dobbiamo solo goderne senza pregiudizi e senza sovrastrutture.
Il dibattito rimane aperto, ma la gioia di quel bicchiere ho smorzato gli animi lasciandoci con quella domanda aperta a cui però nessuno da più importanza.
Cos’altro dire…
#lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.