Lo Stappo: Barolo Chinato Rossello 1975?
Lo Stappo: Barolo Chinato Rossello 1975?
Oggi parliamo di un punto di domanda, un punto di domanda che ha creato un dibattito infinito, un punto di domanda che è rimasto tale e che non avrà mai una risposta; era veramente un 75?
Come al solito 2 piccoli accenni, prima alla cantina, poi al “chinato” come vino.
Rossello venne fondata dal Cavalier Bernardino Rossello, inizialmente una cantina di vendita di prodotto sfuso, fu solo con la seconda e la terza generazione (Pietro e Dino).
Figlio e nipote di Bernardino, che l’azienda iniziò a produrre le proprie bottiglie tra gli anni ‘50 e ‘70, decidendo di evitare la vendita tramite agenti e distributori.
Ma occupandosi della stessa senza intermediari, concetto che caratterizza l’azienda e la rende molto concorrenziale sul mercato.
Ora siamo giunti alla quarta generazione e a capo della Rossello abbiamo Giulio figlio di Dino.
Appassionato e ricco di esperienza fatta all’estero Giulio ricerca dal 2000 l’innovazione e la perfezione sia in vigna che in cantina attento a non perdere le fondamenta delle origini della cantina.
Quando parliamo di Barolo chinato ci riferiamo ad un vino fortificato simile al vermouth, un vino che dalla base di un “semplice” Barolo si attua un invecchiamento in botte a contatto con una serie di erbe tra cui la più importante è ovviamente la china.
Alla fine del processo per evitare una seconda fermentazione e per bilanciere le note amare delle erbe si addiziona zucchero e alcool.
Ora vi racconto della diatriba.
Sceso in cantina dai suoceri per scegliere il vino per la serata mi imbatto in questa bottiglia impolverata.
L’etichetta non ha data, ma la fascetta del monopolio di stato è molto vecchia e dopo qualche ricerca su internet sembra che la stessa risalga al decennio dei 70.
La matematica non è un opinione, ma quel vino non aveva nulla da spartire con un vino di quell’ età, colore pieno e brillante, all’olfatto era fresco, suadente e fin troppo fruttato, le note di erbe ero intense, bilanciate e per nulla amaricanti, in bocca era pulito, fresco e piacevolmente dolce.
Nulla lasciava intendere che fosse così anziano, ed è lì che ho riscoperto il mio amore per quei tipi di prodotti, rendendomi conto che non possiamo applicare le normali tecniche degustative ad un vino fortificato, ma dobbiamo solo goderne senza pregiudizi e senza sovrastrutture.
Il dibattito rimane aperto, ma la gioia di quel bicchiere ho smorzato gli animi lasciandoci con quella domanda aperta a cui però nessuno da più importanza.
Cos’altro dire…
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