Lo stappo: Bianco del Casal Ca’ la Bionda 2019
- Stefano Cengiarotti Malini
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“Oh, Bongio, posso dirlo?”
“Solo per sta volta”
“Ale par Borgogna”
Così iniziò il mio amore assoluto per Alessandro di Ca’ la Bionda, così capii veramente che la Valpolicella aveva tanto di più da dare, così capii che forse di vino avevo capito poco o nulla, ma soprattutto così capii che volevo espandere la mia conoscenza ancora di più, sempre di più.
Non vi parlerò della prima annata prodotta di questo bianco immenso fatto da una garganega, non me la sento l’emozione era troppo grande da riportare su foglio; ma vi parlerò della sua ’19, probabilmente la sua espressione più evoluta.
Da terreni calcareo argillosi, sulla collina di Ravazzol situata nel cuore di Valgatara nella zona classica della Valpolicella, qui vengono coltivate le viti di garganega usate per questo capolavoro.
Vinificazioni alla borgognotta in legni piccoli con lunghi batonnage e permanenza sulle fecce fini per circa 10 mesi durante l’affinamento, non è la lavorazione che fa di questo vino quello che è, ma la sensibilità di Alessandro che sapientemente ascolta il suo vino e che lo accompagna nella sua evoluzione.
Sentori di burro, di frutta a pasta gialla, di sale marino, di calcare e di vaniglia tutti quei sentori che ricordano il mersault li ritroviamo qui a chilometri di distanza.
Annata calda ma piovosa di difficile gestione, ma sicuramente più semplice della ’14, la ’19 esalta i bianchi di grandi freschezze e li aiuta ad evolvere lentamente fino a renderli massima espressione di se stessi.
Grazie a ciò il Bianco del Casal Ca’ la Bionda in bocca esplode ed avvolge, pulisce e persiste ricordandoci che anche noi qui in Italia sappiamo fare grandi vini bianchi, dobbiamo solo aver il coraggio di ricordarlo.
Cos’altro dire…… #lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.