Lo Stappo: Collio Bianco Edi Keber 2020
- Stefano Cengiarotti Malini
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Lo Stappo: Collio Bianco Edi Keber 2020
Molto spesso sentiamo dire che è attraverso la tradizione che possiamo creare una vera e propria innovazione, nel mondo vino questa è forse una delle più grandi verità mai dette; ma cosa intendiamo veramente con questo concetto?
Alcuni sfruttano tradizioni dimenticate per riportare alla luce grandi vini di grandi zone produttive, altri si appropriano di tecniche tradizionali di altre regioni per cambiare il paradigma della loro zona di produzione esprimendo in questo modo sfaccettature che quei vini della tradizione non avrebbero mai potuto esprimere, ma che avevano le potenzialità di fare; altri ancora uniscono questi 2 concetti per declinare una nuova concezione di fare vino auspicando di gettare le basi per la tradizione del futuro.
Questi 3 concetti convivono pienamente in quella denominazione interstatale che è il Collio, una macro zona vitivinicola che vive di durezza e avvolgenza, di lunghi riposi e di immediati sentori.
Edi Keber è emblema del primo dei concetti che vi ho pocanzi espresso, il ritorno alle origini prende piede nel 2008 con la scelta di produrre un solo vino nella tenuta di Medana al confine (o meglio sul confine) con la Slovenia, qui dalle 3 uve coltivate Tocai Friulano, Ribolla Gialla e Malvasia Istriana si è scelto di produrre un unico vino il Collio bianco, vino che fa parte della tradizione del territorio, vino che per primo viene codificato dal consorzio del Collio, vino che purtroppo venne lasciato in disparte per dare più importanza ai vini da monovitigno e non da assemblaggio.
Quel Collio banco è tuttavia perfetta rappresentazione del territorio, al naso è avvolgente, morbido, minerale, salato e vive della vivacità della malvasia che gli dona note di frutta a pasta gialla e fiori di campo; in bocca è espressione sincera non solo del gesso che deriva dalle marne arenarie, ma anche della franchezza di chi questa zona la vive, un vino che sa di passione di struttura e di accoglienza, un vino che ricorda i venti freddi del inverno, ma che ti scalda come solo un piatto di Cjarsons¹ può fare.
Quando la tradizione da vini di questo tipo non possiamo far altro che ascoltarla e cercare di capire il più possibile di quello che ci vuole dire, io ho capito che il Collio merita una visita molto approfondita.
Cos’altro dire………. #lanostravitaèincredibile.
1 Cjarsons: piatto tipico del Friuli una pasta di patate ripiena simile agli agnolotti caratterizzata da un deciso contrasto tra il dolce e il salato.
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.