Lo stappo: Cosa siamo noi sommelier?

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Lo stappo: Cosa siamo noi sommelier?

Sono stato poco presente, ma come sappiamo a Natale siamo tutti più…presi.

Queste feste tuttavia sono state fruttifere: finalmente, dopo tanto tempo, ho definito quella che è la mia idea definitiva di cos’è per me il mio lavoro (o forse il lavoro di tutti coloro che nella ristorazione sono a contatto con il cliente).

Un’accozzaglia di idee ora ben definite, un connubio di concetti che una volta erano solo assoluti in contrasto tra loro, capaci di contraddirsi e di allontanarmi dalla mia passione.

Era il 2015 e al Vittorio Emanuele ero un giovane cameriere, attento al cliente, ossessionato dall’anticipazione della necessità dello stesso, arrivavo a superare il limite dell’invadenza; la voglia di essere l’emblema del servilismo impercettibile sfociava nella quasi completa assenza di empatia e nell’omologazione del servizio, dimenticando completamente che il cliente non necessita solo di “tecnica”, ma anche e soprattutto di calore e spensieratezza.

Con gli anni le mie conoscenze di sommelier si sviluppavano e con loro la mia voglia di dimostrare a tutti che “ne sapevo una più di Bertoldo”: non ascoltavo le necessità dell’ospite il mio obiettivo era quello di istruire tutti, di imporre loro il mio gusto, dimenticando che ognuno ha necessità, gusti e voglie differenti dalle mie; a chi celebra l’intesa  tra Amarone e branzino non interessa il mio parere, figuriamoci un consiglio su un migliore abbinamento.

E poi… come tutti ho avuto il mio periodo buio, il periodo del guadagno a discapito di tutto e di tutti. Il risultato economico era l’unico ad interessare, non la mia conoscenza, non il benessere del cliente, non il miglioramento del servizio, ma solo il vil denaro.

Ed adesso? Adesso tutto è diverso, ma nulla è cambiato…

Lavoriamo in un ambiente difficile, dove senza regole non possiamo avere armonia, dove senza attenzione al cliente non possiamo avere soddisfazione, dove senza conoscenza non possiamo costruire il nostro futuro e quello dell’azienda per cui lavoriamo; il nostro è un mondo di compromessi dove al centro abbiamo il benessere del cliente, dell’azienda, della nostra vita e della nostra crescita.

Il mio lavoro è empatia, è conoscenza, è divertimento per me e per il cliente, è insegnamento, ma solo se richiesto, è economia, ma mai a discapito del benessere del cliente, è protagonismo, non mio bensì del piatto e del vino…ma soprattutto convivialità e condivisione di momenti di gioia.

Cos’altro dire…. Ne parliamo la prossima volta

#lanostravitaèincredibile

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