Lo stappo: Dilucere Paglione Igt Daunia Bianco 2021
- Fabio Riccio
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Per blandire un certo tipo di consumatori, troppi vini sono diventati tristi e sfocate fotocopie di loro stessi.
Tralasciando la rampante moda degli “orange” anche loro a rischio di omologazione, balza subito all’occhio (e ai sensi) che specialmente per i bianchi, la tendenza è sempre più quella di declinarli esageratamente perbenino & rassicuranti, sfrondandoli oltre la decenza (in cantina…) da ogni minimo spigolo e asperità.
Vini questi, ideali per essere sfoggiati ma non bevuti, al limite solo assaggiati a mo’ di alternativa agli pseudo-spritz, magari da belle ragazze almeno in tacco 12, ma noiosi e monocordi sensorialmente perché anni luce distanti dalle peculiari caratteristiche del territorio e dei vitigni dai quali dovrebbero, condizionale d’obbligo, provenire.
Insomma… agli antipodi da quel che sensorialmente si estrinseca culturalmente nel concetto di terroir…
Non è il caso dei vini dell’Agricola Paglione di Lucera (FG), azienda pioniera del “Bio” in Italia (dal 1994!), ma ancor più pioniera del vino naturale, categoria che va ben oltre i laschi e palesemente insufficienti disciplinari che regolano il mondo Bio, ma considerata ancora con sufficienza e spocchia da molta parte dell’enologia ufficiale & paludata.
Bombino bianco e Malvasia, vitigni territoriali anche in quest’angolo di Puglia, proprio come per l’eclettico della stessa azienda, un Orange “serio”, ma qui siamo senza soste sulle bucce, e solo con un blando controllo della temperatura (se serve…).
Giallo appena opaco al calice, il Dilucere esordisce al naso con un bell’erbaceo e note di frutta bianca, a tratti virate sull’amaro.
Con l’evoluzione, colpevolmente frenata causa temperatura troppo fredda del mio frigo, (ma pasteggiando il tempo non manca, e non deve mai mancare!), il Dilucere Igt Daunia Bianco 2021 si arricchisce di altro fruttato e di un affilato agrumato ben avviluppato alle note di erba fresca, prima di stabilizzarsi su un registro ancor più floreale, ma mai gridato…
In bocca il Dilucere è fresco, mediamente avvolgente ma ben strutturato, e le note sapide sottotraccia narrano dell’ottimo equilibrio complessivo tra i vari registri sensoriali.
Il finale è mediamente lungo e godibile, in ogni caso quanto basta per assecondare con briosità anche una bella e saporita pasta e vongole lupino, come da foto, a cena conclusa!
Il Dilucere è buono anche e specialmente… perché fatto (in vigna & cantina) con tutti crismi necessari per meritarsi l’aggettivo di “naturale”, cioè senza enoporcate e/o alchimie degne di Giuseppe Balsamo alias Cagliostro.
Difetti? Non pervenuti.
Piacevolezza? Non poca, anzi…
Puzze & puzzette, ridotto, buccia di salame etc etc? Assenti.
In mia opinione, da provare come altri bianchi naturali appena appena fresco, sui 12° – 14°.
Più freddo il dilucēre diventa afasico e non si esprime al top…
P.S. – Il nome dilucēre in etichetta, pur assonante con il nome della città di Lucera, dove questo vino è prodotto, in realtà cita una parola latina che significa “essere chiaro, brillare di luce propria”
Agricola Paglione
Contrada Perazzelle – SP 116 – KM 9,8
71036 – Lucera (FG)
Tel. + 39 366 9907771
www.agricolapaglione.com
Interessato da più di venti anni al modo del cibo, crapulone & buongustaio seriale. Dal lontano 1998 collabora come autore alla guida dei ristoranti d’Italia de l’Espresso, ha scritto sulla guida Le tavole della birra de l’Espresso, ha collaborato a diverse edizioni della guida Osterie d’Italia di Slow Food, ha scritto su Diario della settimana, su L’Espresso e su Cucina a sud. Scrive sulla rivista il Cuoco (organo ufficiale della federazione cuochi). Membro di molte giurie di concorsi enogastronomici. Ideatore e autore del sito www.gastrodelirio.it