Lo stappo: MARGAUX ALTER EGO DE PALMER CHATEAU PALMER 2014
- Stefano Cengiarotti Malini
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MARGAUX ALTER EGO DE PALMER CHATEAU PALMER 2014
Ma se?
Se un rosso ha la beva della Borgogna, il tannino della Langa, il colore della Valpolicella e la lunghezza della California, ma non viene da nessuno di questi posti, voi a cosa pensate?
Io a poche cose, ed un altro me potrebbe invece pensare a molte; e se?
Lo decisi ancora mesi fa che il prossimo trend per me sarebbe stata una zona iper rinomata, ma dimenticata negli ultimi anni, una zona che parla di legno, che si esprime con la vaniglia, ma che negli ultimi anni diventata balbuziente ha deciso di togliere l’ovatta dalla bottiglia per nella giovinezza con la stessa eleganza ed eloquenza che ha in vecchiaia.
Quella zona, quella macro zona è il Bordeaux.
In Bordeaux si parla di annate, di Chateau e di vitigni internazionali; sempre in questo ordine.
Tutto parte dall’ annata, è questa che in primis definisce un vino in Bordeaux, la qualità si fa in vigna e se la natura non ci aiuta noi non possiamo migliorarla, quindi è da li che possiamo valutare.
Successivamente si parla di produttore, che qui spesso è definito chateau, cioè il castello con i suoi vigneti di proprietà; poco importa la mano che fa il vino l’importante è sempre da dove viene, un ritorno costante alla natura che esalta al massimo il vino.
Alla fine i vitigni, ma perché metterli alla fine, ma perché definirli internazionale e soprattutto, perché qui di internazionale non c’è nulla?
Le varietà d’uva usate qui sono massima espressione del territorio, il territorio che ne ha dato le origini, e che maggiormente le esalta, ricordiamoci che si parla di vitigni internazionali, ma quest’ultimi qui non posso essere definiti in questa maniera. Cabernet sauvignon, franc e merlot per citare i più famosi sono vitigni lavorati all over the world, ma se trovate una zona più votata di questa chiamatemi perchè io non la conosco.
Croccante, deciso, pulito, avvolgente, equilibrato di quell’equilibrio che ricorda la pazzia, la pazzia di cambiare rimanendo se stessi, mamma che buono che è alter ego.
Che altro dire………. #lanostravitaèincredibile.
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.