Lo Stappo: Marsannay Ruge Domaine Bart 2020
- Stefano Cengiarotti Malini
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Lo Stappo: Marsannay Ruge Domaine Bart 2020
Sapete che mi piace parlare di quelle sottozone un po’ dimenticate, quei territori che non citiamo mai, di quei prodotti non di punta, insomma degli ultimi in classifica.
Partiamo dalla zona, Marsannay è l’ultimo paese a nord della cote d’ore, siamo in cote de nuit, territorio di rossi, di pinot neri, di acidità.
La zona è sempre caratterizzata da terreni vecchi di uno spaccato carsico che ha fatto emergere calcare e gesso, le basi per vini di grande freschezza e succosità; ma qui siamo più a nord, qui le temperature sono più rigide e la vigna risponde dando uva meno zuccherina, ma ricca di antociani e terpeni, un uva che da vini più tannici e decisamente più carichi di colore.
19 sono gli ettari di proprietà del domaine Bart, per la maggior parte situati in Marsannay, con alcuni appezzamenti nei grand cru di Bonnes Mares e Clos de Beze.
Martin Bart, attuale proprietario dell’azienda, risulta maniacale nelle scelte fatte in azienda, la produzione non è importantissima anzi parliamo di circa 6000 bottiglie, ma divisa in circa 7 appezzamenti diversi in Marsannay, portando così alla massima espressione l’idea di cru che abbiamo in Borgogna.
Il suo base 2020 è un vino di un’integrità incredibile, perfetta rappresentazione della zona, scuro e denso, ma allo stesso tempo verticale e tannico, un vino che ci fa capire il fermento che si inizia ad avere per questo villaggio un po’ dimenticato, una zona che sta spingendo per riuscire a conquistare degli appezzamenti in premier cru.
Io posso solo dirvi di berlo ora perché i prezzi sono interessantissimi e il rapporto qualità prezzo è altissimo.
Cos’altro dire…
#lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.