Lo Stappo: Pecorino Fosso Cancelli Ciavolich 2016
- Stefano Cengiarotti Malini
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Lo Stappo: Pecorino Fosso Cancelli Ciavolich 2016
Oggi tanto per cambiare vi vorrei parlare di un vino un po’ dimenticato, di un uva che fatica ad imporsi sui suoi fratelli maggiori…
In quell’ Abruzzo dominato da Trebbiano e Montepulciano spicca un vino “minore”, un vino che tuttavia ha tanto tanto da dire, oggi vi parlo del pecorino Abruzzese e di quella che per me è la migliore rappresentazione di quest’ uva.
Prima come di consueto vi presento una piccola panoramica sul produttore e sulla sua zona di riferimento.
Ciavolich è forse la cantina più storica di tutta la regione, nata alla metà del ‘800 dalla passione di Francesco Ciavolich che edificò la cantina di fronte alla villa padronale.
Una florida esperienza quella della famiglia Ciavolich interrotta bruscamente nel settembre del 1943 quando le SS imposero lo sfollamento segnando così l’ultima vendemmia dei Ciavolich nella cantina storica.
Fu Giuseppe Ciavolich a far ripartire l’azienda piantando nei 50 ettari di proprietà le varietà di Montepulciano, Trebbiano e Cococciola.
Ora l’azienda viene gestita da Chiara una ragazza che fa della sua passione e per la terra il fulcro della sua produzione. Un’anima che da origine a vino incredibili che rappresentano a pieno il territorio di Loreto Aprutino in provincia di Pescara.
Il pescarese per il vino è una zona incredibile, a pochi chilometri dal mare e ben influenzata dai venti degli Appennini esprime a pieno la mineralità di uno e la freschezza degli altri, sviluppandosi su dei terreni che fanno della parte rocciosa e minerale la loro forza di espressione.
Una zona di grandi produttori tra i quali spicca il nostro Ciavolich è il famosissimo Valentini.
Il Pecorino è impressionante per freschezza eleganza e intensità.
Un vino che non sente per nulla gli anni anzi ricorda più un infante che non un vino maturo, note di mandorla, pesca e susina si uniscono a quella di fiori bianchi e di erbe; ridevano con gli amico perché ci ricordava la nostra infanzia, forse troppo confidente con la canapa.
Ma questo vino sa di ganja ed è una cosa che oltre a sorprendere aiuta tantissimo negli abbinamenti.
Un vino gioviale allegro (e come potrebbe non esserlo), ma di grande austerità e vigore.
Cos’ altro dire…
#lanostravitaèincredibile
Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano.
Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora.
Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja.
Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.