Lo stappo: perché rischiare comprando vini datati?
Lo stappo: perché rischiare comprando vini datati?
Oggi parliamo di un argomento un po’ controverso, un argomento che per molti anche tra gli addetti ai lavori è sempre stato un problema; come mai ordinare o inserire in carta dei vini datato?
Settimana scorsa ho organizzato una degustazione con amici.
Ho selezionato 4 vini degli anni 90 dalla mia selezione in cantina, bottiglie comprate nei vari viaggi enogastronomici fatti negli anni.
Ho sempre pensato che il rischio valesse la candela, perché se il vino aperto regge e non presenta difetti la maggior parte delle volte si presenta come la migliore espressione possibile di quel vino; tuttavia tra quelle 4 solo 1 è riuscita ad esprimersi al meglio.
Ne è nata una bellissima discussione dalla quale sono emersi vari punti di vista che oggi volevo presentarvi.
Per quanto riguarda il nostro mestiere i punti sostanziali sono 3:
Il nostro punto di vista si divide ulteriormente valutando quello che è il format del ristorante di riferimento.
Non tutti i locali hanno la possibilità e lo staff per poter gestire carte vini troppo verticali legate anche a vini d’annata.
Quindi è corretto sviluppare le stesse per riuscire ad avere meno problemi possibili di servizio.
Viceversa chi ha la possibilità di farlo è moralmente obbligato ad ampliare la propria proposta dimostrando così di avere un locale che permette al cliente di godere di un’esperienza più ampia e professionale.
Qui nessuno aveva dubbi.
Il vino va servito, anzi a volte consigliato, pur essendo consapevoli che lo stesso potrebbe non essere perfetto, ma questa pratica ci aiuta a capire come i vini si sviluppano nelle nostre cantine.
Ma soprattutto ci aiuta a liberarci in caso di problemi di un vino che ci metteva in difficoltà.
Sappiamo che in caso di problemi il rischio imprenditoriali saranno solo a carico del ristoratore e mai peseranno sul cliente, dall’altra parte potremmo stupire il commensale con un esperienza che non avrebbe mai fatto.
La risposta è molto semplice.
Sì, perché la percentuale di vini d’annata sarà sempre molto più bassa rispetto ai vini giovani.
Perché il numero di bottiglie per referenza si attesta se tutto va bene sulle 2 bottiglie per tipologia
E, poi perché la percentuale di vini che non vengono poi serviti per problemi di invecchiamento è più basso rispetto a quello che crediamo.
Dal punto di vista degustativo e quindi del cliente finale il punto è sempre molto semplice, ne vale la pena sempre se siamo al ristorante, come abbiamo appena detto il rischio imprenditoriale è a carico del ristoratore, se invece la bottiglia è per casa propria il punto di vista cambia.
Le cose da valutare sono 3:
Nel primo caso più il livello è basso più alcool è evaporato portando ad una mancanza di conservanti che, per l’80% dei casi, porta al decadimento del vino.
Nel secondo caso vedere il liquido più opaco o troppo chiaro sono chiari segnali di una gestione sbagliata della bottiglia.
A volte potrete trovare residui di acidi alla base della bottiglia, questo non sempre è un problema, ma è sempre un segnale d’allarme.
L’ultimo caso è il più importante, il tappo deve essere ancora elastico, ma non troppo morbido, i due estremi secchezza e troppa morbidezza, portano sempre ad un’ossidazione troppo spinta del vino.
Piccolo inciso: 1 su 4 è una media deludente, ma quell’ uno è stato più soddisfacente di aprire 4 bottiglie “sicure”.
Cos’altro dire…
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