Lo stappo: Pinot Nero Q500 Baldessari 2021

Lo stappo: Pinot Nero Q500 Baldessari 2021

Lo stappo: Pinot Nero Q500 Baldessari 2021

Torniamo un po’ in qua, più vicini a casa mia, ma un po’ più a nord.

Oggi parliamo di Trentino, oggi cercheremo di capire perché in queste zone il pinot nero viene così bene e perché finalmente possiamo parlare di un’ espressione territoriale e non di una tentata copia della Borgogna.

Lo so sembro un po’ polemico, ma la consapevolezza della grandezza dei nostri territori mi porta a mal sopportare chi cerca di snaturare il nostro patrimonio cercando di forzare dei gusti dove non ci sono i presupposti per trovarli.

Ma andiamo con calma.

Le zone vitivinicole a ridosso di Trento sono quasi un unicum nel panorama italiano, caratterizzate da grandi boschi, che occupano circa il 50% della superficie totale, da versanti scoscesi ben esposti e da grandi diversità di terreno con un grossa base calcarea alternata da zone più ricche di argille o di marne; un panorama che permette una grandissima biodiversità e la coltivazione di diverse specie di vite.

Un patrimonio che va sfruttato e che va valorizzato e non forzato ad esprimersi in maniera differente da sé stesso.

Questo è quello che fanno da anni (era il 1992 quando Baldessari inizia la sua produzione) Marco e Giuseppe viticultori attentissimi alla vigna e alla produzione di vino naturali.

È da questa filosofia che nascono i loro vini, prodotti legati a doppio filo con il terroir da cui scaturiscono e con la voglia di creare vini più “naturali” possibili.

Q500 è un espressione limpidissima di questa idea di vinificazione, un pinot nero che esprime a pieno la complessità del territorio, frutti rossi, spezie leggere, note di legno appena accennate e tanta tanta freschezza caratterizzano il naso di questo pinot nero impressionante.

blank

In bocca è delicato setoso e di una piacevole lunghezza, a volte troppo fresco, ma vi siete mai lamentati di un vino che si beve con semplicità senza dover aspettare che si esprimi a pieno? Io no e non lo farò neanche in questo caso, perché la sua forza è proprio questa la sua piacevolezza e semplicità.

Cos’altro dire…

#lanostravitaèincredibile

Autore

  • blank

    Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano. Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora. Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja. Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.

    Visualizza tutti gli articoli

Lascia un commento