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Lo Stappo: Prosecco Sur Lie “Vitale” Malga Ribelle

Lo Stappo: Prosecco Sur Lie “Vitale” Malga Ribelle
Se non l’aveste ancora capito oggi sarò esplicito.
IL PROSECCO NON MI PIACE…

O almeno questo è quello che dicevo prima di assaggiare “Vitale”, ed è in ultima analisi quello che dico ancora, perché il rifermentato di malga ribelle non ha nulla da spartire con le altre espressioni di prosecco della zona.

Zona vitivinicola colossale, in continua espansione, quella del prosecco, una zona che conta 28100 ettari dislocati in 2 regioni con disciplinari poco rigidi e con una produzione di circa 650 milioni di bottiglie cosa puoi aspettarti?

Ora non fraintendetemi non sto dicendo che non esistano espressioni qualitative di prosecco, ricordiamo che all’interno della gigantesca DOC esistono sottozone legate all’eccellenza quali Valdobbiadene, Cartizze o i prodotti di Asolo, ma sono troppo poche le eccellenze rispetto alla massa.

Per farvi capire cosa intendo, la champagne è una zona vitivinicola che conta circa 24000 ettari, una zona comparabile per estensione al prosecco, una zona di grandi eccellenze, ma anche di grandi “schifezze”, tuttavia se si mette sul piatto della bilancia tutta la produzione della zona il risultato è positivo perché come dicevo la volta scorsa la denominazione lavora per se stessa e non per la cantina.

Questa cosa in prosecco purtroppo non avviene.
E quindi?

Ben vengano espressioni come quella di Vitale Girardi, che fa della vita in cantina la sua base; legato alla terra e all’allevamento Vitale esalta la sua biodiversità fin dall’etichetta del suo vino, facendo del suo modo di gestire la fattoria un vanto.

In un casolare come ne vediamo molti altri nelle campagne di Treviso Vitale allega le mucche che lo aiuteranno nella gestione dei campi, non solo quelli piantati a vino (circa 1,5 ettari vitati a glera), ma anche quelli da cui ricava frumento e mais per il sostentamento della fattoria stessa.

Una vita votata all’eccellenza alla ricerca della perfezione agronoma, non dimenticando le radici che legano la sua malga al territorio.

“Vitale” il vino omonimo, unico prodotto enologico della cantina, è un espressione limpida di consapevolezza, un vino sui lieviti che ben rappresenta le potenzialità della denominazione, una bollicina timida che si esprime nel tempo, che preferisce temperature di cantina per potersi aprire, che ti ricorda che il piacere va aspettato; ma che dopo poco nel bicchiere esplode in tutta la sua fragranza.

Note di fiori bianchi e erbe aromatiche si sposano a pieno con il cedro e il bergamotto, la bollicina finissima serve solo ad aiutare i sentori ad esprimersi, ricordate che questo è un vino ed anche molto serio, non una bollicina stupida da “aperitivo”.

Al palato è minerale quasi salato, fresco e agrumato come non ci aspetteremmo, secco “incendiato” senza fronzoli o residui spiacevoli, un vino senza compromessi.

Non ne manca mai un cartone nella mia cantina perché mi piace, e soprattutto mi ricorda che se ci impegniamo a capire il nostro territorio noi Italiani siamo capaci di grandi cose.
Cos’ altro dire…
#lanostravitaèincredibile

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  • Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano. Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora. Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja. Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.

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Stefano Cengiarotti Malini

Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano. Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora. Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja. Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.

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