Se si dovesse stendere una lista di vitigni che parlano di eleganza non ci verrebbe mai in mente di inserire nella stessa il Cabernet franc.
Vitigno duro, tannico, salato e di immensa persistenza non di certo quello che nell’immaginario collettivo si avvicina all’eleganza. Stupisce quindi come la Paterne 2020 di Antony invece sia, già al primo assaggio, un rappresentante limpido di questa caratteristica.
Domaine nato agli inizi degli anni 90 in una zona della Francia lontana dalle rinomate Borgogna e Bordeaux, ma soprattutto situata a metà del fiume Loira quindi distante anche dalle più famose Poully fusé e Sancerre (patrie del Sauvignon); quel centro Loira che parla di Saumur e di Anjou, di Chenin blanc e di Cabernet franc.
Una denominazione che si estende sulla placca centrale europea, una delle conformazioni geologiche più antiche del pianeta, ricca di terreni calcarei e di emersione carsica (come avviene per lo Chablis), una zona che dona ai vini longevità, mineralità ma soprattutto eleganza.
Antony, finiti gli studi universitari, inizia ad occuparsi dei circa 12 ettari di proprietà della famiglia, iniziando a vinificare le proprie uve divise in Cabernet franc, per circa il 80% , e Chenin blanc per il restante 20%; inizia così l’avventura di uno dei più riconosciuti Domaine del territorio.
Agricoltura biodinamica e sostenibile, fermentazioni naturali con lieviti indigeni, lunghi invecchiamenti soprattutto in bottiglia e tanta tanta passione, fanno dei vini di Antony un caposaldo per chi vuole approcciarsi al centro Loira per la prima volta.
La Paterne è il vino che fa da ingresso alla selezione dell’azienda, un rosso prodotto da vigneti di 40 anni, da sole uve Cabernet franc e da un singolo appezzamento.
Freschezza, pulizia, tannini delicatissimi e profondità gustative sono solo alcune delle caratteristiche che ritroviamo nel bicchiere; l’affinamento solo in acciaio per circa 10 mesi lascia esplodere la nota di frutti rossi, le sensazioni minerali e dei ricordi di sentori di umami, un vino di compagnia con un unico grande difetto……..
Finisce troppo presto.
Cos’altro dire……… #lanostravitaèincredibile.
Autore
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Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano. Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora. Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja. Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.
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