Lo stappo: Soave DOC Il Gigante Cantine Martinelli 2020

il gigante

Capello lungo, camicia a maniche corte con una fantasia discutibile, Birkenstock ai piedi e pantaloncino corto, ma gli occhi di un bambino che per la prima volta apre un regalo sotto l’albero; così Francesco si è presentato la prima volta che mi ha fatto assaggiare il suo vino.

Lo conoscevo da anni, colleghi di lavoro e spesso insieme nelle degustazioni in giro per Verona, ma mai mi sarei aspettato che potesse trovarsi prima o poi al di là del banchetto d’assaggio.

Entusiasta del suo progetto, orgoglioso della sua vigna, quel piccolo ettaro di garganega nel cuore del soave, precisamente a Fittà una delle frazioni più votate della denominazione; e soprattutto felice di fare assaggiare il suo bambino.

Il suo vino è la sua rappresentazione, vivace, complesso, amaricante, a volte scorbutico, ma sempre accogliente e inclusivo. Nel suo Il Gigante si assaggia Martinelli in tutte le sue sfaccettature anche quelle che ci possono infastidire.

È vero al naso abbiamo un po’ di acetica, è vero la mandorla nel retronasale tende troppo alla secchezza e alla nota amara, è vero a volte la bottiglia non è limpidissima, ma cavolo quanto è piacevole averlo a tavola, quanto è piacevole assaggiare quello che ha da dire, quanto è piacevole rendersi conto che dopo 6 minuti la bottiglia è finita.

Una bottiglia figlia di vigne vecchie che si espongono a sud ovest, figlia di un’agricoltura sostenibile e attenta, figlia di un lavoro in cantina che vuole esaltare e non correggere,  capire e non coprire, emozionare e non illustrare.

Come ci diceva Stan Lee “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, assaggiando questo soave mi viene da dire che “da grandi vigne derivano grandi vini”.

Cos’altro dire…… #lanostravitaèincredibile

Autore

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    Stefano Cengiarotti Malini, nato a Verona l’01/02/1991, appassionato di vino dall’inizio della sua carriera, sviluppa il suo amore per lo stesso già nella sua prima esperienza al Vittorio Emanuele ristorante storico del centro della città di Romeo e Giulietta; successivamente entra a far parte della brigata dell’Antica bottega del Vino la Mecca di tutto i sommelier della città, qui incontra il suo mentore e amico Alberto Bongiovanni, figura che tutt’ora ha una grande influenza nella vita di Stefano. Diviene ufficialmente sommelier AIS nel gennaio 2018, ma sono le visite alle cantine e la continua voglia di studiare che lo rendono quello che è ora. Gli anni del covid sono complicati per la ristorazione della città quindi Stefano decide di approcciare il lavoro in vigna e successivamente si sposta nelle langhe in quella barbaresco che è meta enogastronomica di rilievo assoluto, qui collabora con chef Manuel Buchard all’Antinè bistrot nel centro del paese di Gaja. Ora gestisce la cantina del Donatelli-3011 pizzeria gourmet, con 2 spicchi del gambero rosso, in provincia di Verona, locale che fa dell’innovazione e della ricerca la base su cui costruire un progetto, questi punti sono alla base delle scelte della carta di Stefano, scelte della quali sicuramente vi parlerà.

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