Lo Stappo: Verdicchio di Matelica Sergio Marani 2021

Lo Stappo: Verdicchio di Matelica Sergio Marani 2021

Lo Stappo: Verdicchio di Matelica Sergio Marani 2021
Quando si parla di Verdicchio l’immaginario collettivo vola verso i lidi di Jesi.

In quella regione dei castelli che ha fatto grande questo vitigno in Italia e piano piano anche nel mondo.

Ma come spesso accade, oggi vorrei parlare di una zona che fa del Verdicchio il suo vanto.

E che spesso viene dimenticata dai molti, perdendosi così un espressione pura e più fresca di questa uva incredibile.

Matelica è una piccola cittadina nel cuore delle Marche a ridosso dell’appennino.

Unica valle che si sviluppa da nord a sud dell’intera regione, situata a circa 300/400 metri sul livello del mare.

Tutte caratteristiche che fanno di questa zona una garanzia per la produzione di vino.

Infatti siamo su un terreno antico, quella degli appennini è una catena montuosa molto vecchia che garantisce terreni eterogenei e ricchi di minerali.

L’altitudine è perfetta per la produzione di vino di qualità, ma soprattutto la conformazione della vallata garantisce protezione da molti eventi atmosferici che complicherebbero la crescita della vite.

In questo paradiso enologico la famiglia Marani sviluppa la sua azienda ormai da 3 generazioni, ma è solo con l’avvento di Luca (3 generazione) che l’azienda decide di produrre il proprio vino e di non venderlo più come semplice sfuso.

Legati alle tradizioni del territorio e all’età delle vigne, la maggior marte piantate negli anni 80, i Marani producono vini di terroir e di grande riconoscibilità.

3 versioni di Verdicchio un “base” e 2 cru San Nicola e Oppano ed una versione di Trebbiano che nulla ha da invidiare al più rinnovato cugino Abruzzese.

Oggi voglio però parlarvi del “base” se così possiamo chiamarlo, una versione cristallina di identità territoriale, un vino che ricorda a pieno il luogo in cui viene prodotto.

Impattante nella mineralità e sapidità, elegante con i suoi sentori di agrumi e di fiori di campo, vigoroso grazie ad un sapiente invecchiamento in botti di rovere di millesimo passaggio, ma soprattutto conviviale.

Un vino che sa di damigiana.

Ma quelle damigiane della domenica, quei vini che il nonno non beveva sempre perché era il vino della festa quello buono, quello pregiato, quello per fare bella figura.

Questa per me è la migliore descrizione di questo Verdicchio “base” un vino che sa di domenica dai nonni.

Cos’altro dire…
#lanostravitaèincredibile

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