L’oro nero di Aquitania Pruneaux d’Agen IGP
- Fabiana Romanutti
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Oro nero di Aquitania. Colore nero brillante, consistenza morbida, la polpa va dal giallo all’ambra, il sapore è gustoso e dolce. Sono le Pruneaux d’Agen IGP, prelibatezza proveniente dai frutteti di susine Ente du Lot et Garonne, nel Sud-Ovest della Francia, garantite dalla qualità europea certificata.
Derivano probabilmente da una prugna-dattero, tonda e gustosa, originaria della Siria, i cui semi dovrebbero essere stati portati in occidente dai Crociati. La sua coltivazione conobbe una grande fortuna nel Medioevo: verso la metà del XIV secolo i monaci dell’abbazia di Clairac scoprirono che la prugna essiccata al sole acquistava un sapore molto gustoso, trasformandosi in un ottimo alimento conservabile.
Il nome del prodotto è dovuto al fatto che, un tempo, il loro trasporto verso l’Inghilterra avveniva soprattutto per via fluviale, partendo dal porto di Agen.
Per ottenere le Pruneaux d’Agen vengono applicati rigidi disciplinari.
L’albero viene preparato alla produzione per tre anni e i primi frutti si possono raccogliere solo dal settimo anno in avanti. Le susine si raccolgono tra il 25 agosto e il 25 settembre con l’ausilio macchine che scuotono gli alberi e, contemporaneamente, raccolgono i frutti.
Solo le migliori vengono lavate e sistemate su vassoi fatti con assicelle di legno o canne intrecciate.
Poi le prugne vengono disidratate a temperatura controllata (55-60 °C), in speciali forni che le mantengono intere e consistenti, con la pelle corrugata ma senza fessure.
Al termine del processo, che dura alcune ore, sono suddivise per calibro, quindi reidratate immergendole per poco tempo in acqua a 80°C. La conservazione non prevede zuccheraggio.
Sono straordinariamente versatili e possono essere trasformate in crema di prugne, utilizzate per riempire le tipiche pruneux fourrés (prugne farcite), o in confettura.
Vengono prodotti anche cioccolatini alla prugna, prugne allo sciroppo, al vino e all’Armagnac, praline, bon bon di prugne e acquavite.
Friulana di nascita, triestina di adozione. Quanto basta per conoscere da vicino la realtà di una regione dal nome doppio, Friuli e Venezia Giulia. Di un’età tale da poter considerare la cucina della memoria come la cucina concreta della sua infanzia, ma curiosa quanto basta per lasciarsi affascinare da tutte le nuove proposte gourmettare. Studi di
filosofia e di storia l’hanno spinta all’approfondimento e della divulgazione. Lettrice accanita quanto basta da scoprire nei libri la seduzione di piatti e ricette. Infine ha deciso di fare un giornale che racconti quello che a lei piacerebbe leggere. Così è nato q.b. Quanto basta, appunto.