Siamo in provincia di Agrigento, lungo la costa sud occidentale dell’isola, a Menfi (luogo di origini antichissime, ricco di storia e paesaggi suggestivi dove i vigneti collinari su roccia madre calcarea si spingono fino al mare sino ad affondare le radici in campi sabbiosi e salmastri).
Già in passato sicani, fenici, greci, romani, arabi hanno scelto di abitare questo angolo di mondo per i suoi terreni fertili, luce e sole, spiagge, dune di sabbia finissima e tutto l’immaginario mediterraneo possibile.
Non è azzardato riportare questa citazione originaria (che esprime il concetto di terroir già dai tempi dei romani) ai luoghi del Menfishire.
L’essenza di un luogo è la prima forma di identità territoriale e la terra siciliana di Menfi con le sue vigne a perdita d’occhio ne sono una conferma.
Porzioni di spazio dove il passato si stratifica lasciando tracce di culture trascorse e dove il tempo ha modellato il paesaggio senza sosta.
Protagonista dei luoghi e della loro storia, legato al presente e al passato di chi ha vissuto prima di lui lasciando i segni del suo cammino.
È l’interpretazione dei territori attraverso la filosofia di produzione. Una azienda come Mandrarossa (brand della cantina Settesoli che nasce nel 1999 dopo 20 anni di studio e ricerca di ogni singolo vigneto e conta 2.000 soci, 6.000 ettari di vigneto e 20 milioni di bottiglie annue) conosce bene il suo passato e racconta la sua storia con una interessante produzione di vini allevati su terreni calcarei, medio impasto e sabbiosi.
L’identità aziendale (che parte dalle etichette fino a quella sensoriale) si ritrova nei vini come veri e propri messaggi in bottiglia e racconta di agrumi e sale, di luce e calore, di isola e mediterraneo.
I vini di Mandrarossa hanno personalità e caratteri diversi ma proprio per questo unici e identitari come i suoi monovarietali da Nero d’Avola. Scopriamo come le tre etichette, Nero d’Avola, Cartagho e Terre del Sommacco, ci parlano di storie ritrovate, di scoperte e di conquiste.
Monovarietale allevato su suoli calcarei e medio impasto. La bottiglia a firma Mandrarossa ne fa un classico aziendale. Il suo colore rosso cardinale è luminoso e trasparente. Lo spettro aromatico ruota intorno ai profumi di frutta rossa fresca e a sottili accenni floreali. L’assaggio è dinamico e snello con tannini delicati e rimandi mediterranei su un finale spolverato di sale.
Le uve provenienti da suoli calcarei e sabbiosi vengono macerate e fermentate per 8 – 10 giorni e la maturazione avviene in barrique per 12 mesi. È in commercio solo dopo un affinamento di 4 mesi in bottiglia. Nel calice vestito di rosso rubino c’è tanta luce e sole. Elegante e profondo con le sue fragranze di frutta rossa e finissime spezie dolci. Piacevole e seducente al sorso, la nota alcolica avvolge il tannino di velluto ma quello che sorprende è la sua freschezza appagante. Cartagho è equilibrio e armonia.
È allevato su suoli calcarei e matura in tulipe di cemento e in botti grandi. Dopo un affinamento di 8 mesi in bottiglia è pronto per il calice. Il suo rosso rubino luminoso anticipa freschezza ed eleganza. Gli aromi sono fruttati con note mature di marasca e more e accenni floreali come il bocciolo di rosa. Al gusto ritorna la frutta, un tannino setoso e tanta freschezza. Chiude piacevole su note leggermente sapide.
A completare l’articolo sul carattere identitario dei vini di Mandrarossa segue una breve e interessante intervista a Filippo Buttafuoco (tecnico viticolo) appassionato della sua professione e figura aziendale fondamentale specializzata in tecniche di coltivazione contemporanee conformi alle esigenze delle più moderne aziende agricole. Filippo sottolinea: “Il suolo non è altro che l’alterazione della roccia madre.” Ed è proprio dallo studio ventennale del territorio del Mandrarossa che si sono rilevate e scoperte zone di roccia madre calcarea di origine marina che regala ai vini della azienda concentrazione di profumi, struttura e armonia.
Essere responsabile viticolo di una grande azienda composta da tanti viticoltori e tanti ettari è sicuramente una grande responsabilità e per cercare di avere successo occorre un continuo aggiornamento professionale al fine di garantire la qualità della propria prestazione, buone abilità comunicative con le aziende, capacità, correttezza professionale ecc. ma a tutto ciò dobbiamo aggiungere le ansie e i timori del cambiamento climatico che purtroppo è un dato di fatto e che va ad influenzare il ciclo fenologico della vite. Per questi motivi è importante valutare tecniche agricole volte a conservare gli ecosistemi viticoli anche in ambito produttivo, economico ed ambientale quindi innovazioni viticole in termini di gestione dell’irrigazione, ottimizzare il microclima della chioma, evitare erosioni dei suoli, miglioramento del contenuto della sostanza organica con risparmio di fertilizzanti per garantire il benessere degli apparati radicali, adottando portinnesti e varietà resistenti alla siccità, orientamento dei filari, utilizzando prodotti schermanti naturali che grazie alla colorazione bianca sono in grado di riflettere i raggi del sole limitandone l’assorbimento da parte delle foglie ecc.
Sappiamo che, grazie alla eccezionale biodiversità del nostro territorio, una stessa varietà riesce a dare vita a vini dalle espressioni e cifre stilistiche differenti. Questo dipende non solo dal terroir specifico selezionato per la produzione del Nero d’Avola ma anche dalle tecniche di affinamento e maturazione. Per questo motivo, pur sapendo che il Nero d’Avola del Menfishire predilige suoli a medio impasto tendenti al calcareo ed una esposizione e sud ovest, il Mandrarossa Nero d’Avola 2022 affinato in acciaio produce un vino dal colore rosso mediamente intenso con riflessi violacei, è accattivante al naso, con note di ciliegia nera, prugna e gelsi rossi, mentre al palato presenta sentori di prugna e gelsi rossi. Il Nero d’Avola Terre del Sommacco 2019, prodotto su suoli 100% calcarei ed affinato 19 mesi in botte grande, produce un vino fragrante e piacevolmente fruttato con note di ciliegia, mora e viola ed al palato è morbido, fruttato con tannini delicati e vivace freschezza. Infine, mentre il grande classico, il Cartagho 2019, affinato un anno in botte piccola, è morbido, vellutato ed avvolgente, ha un colore rosso intenso con vibranti note porpora, sentori di more e marasca, note di dattero e pino marittimo. Tre diverse espressioni, ma tutte distintive del territorio unico che li ha generati.
Come appena descritto è per noi fondamentale che i vini siano distintivi del territorio specifico che li ha generati e ne riportino alla memoria i profumi e l’essenza. Il nostro obiettivo è perseverare nell’identità fino ad arrivare a produrre il vino unico del territorio, un po’ come il brunello di Montalcino o il Barolo. Al momento non abbiamo in programma la produzione di altri Nero d’Avola.
La figura di un tecnico specializzato è fondamentale per produrre uve di qualità e quantità anche principalmente in aziende piccole che non si possono permettere l’assunzione di un tecnico per i costi di gestione. È vero che c’è la tradizione vitivinicola e che le conoscenze si tramandano di generazione in generazione ma è pur vero che la viticoltura di 50 anni fa non era assolutamente uguale a quella di oggi e quindi un’azienda per essere sostenibile a livello qualitativo, economico, sociale ed ambientale deve avvalersi di una figura tecnica specializzata.
(photocredit copertina-Nero d’Avola-Carthago-Buttafuoco FB Mandrarossa)
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