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Memè Boulangerie: il profumo della tradizione familiare al Vomero

Memè Boulangerie: il profumo della tradizione familiare al Vomero

Il profumo di pane, misto a croissant, le mani sporche di farina, la conduzione familiare.

Sono questi i dettagli che avvolgono chi entra da Memè Boulangerie, il piccolo forno artigianale del Vomero che, a pochi passi dall’ospedale Santobono, racconta una storia di passione, tradizione e dedizione.

Aperto a metà dicembre 2024, Memè Boulangerie nasce dalla determinazione di Rosaria Scotti, che ha lasciato il suo impiego nella comunicazione per inseguire il sogno della viennoiserie, affinando la sua arte con maestri come Loris Oss Emer, Omar Busi e Armando Palmieri.

Accanto a lei, il figlio Vittorio, cuoco con un’esperienza decennale, tra le tante esperienze  presente anche la Francia, che si sta sempre più avvicinando alla panificazione con il supporto del collega Giovanni e del maestro pizzaiolo e panificatore cilentano Valentino Tafuri.

Completa il trio il nipote Ivan Passera, attualmente in Australia, che gestisce l’aspetto economico con un occhio attento alla sostenibilità. «Essere lontano mi permette di avere una visione più ampia e critica, riuscendo a prendere decisioni importanti», racconta Ivan.

Il nome del locale è un omaggio alla mamma di Rosaria, Maria, che i nipoti da piccoli chiamavano affettuosamente “Memè”.

Una memoria di famiglia che continua nel tempo, proprio come la passione per il cibo che unisce le generazioni.

Memè Boulangerie si distingue per la cura della prima colazione: brioche, croissant e pain au chocolat sono il fiore all’occhiello della mattina, affiancati da specialità come cinnamon roll, girelle ai frutti rossi e la treccia con crema all’arancia e zenzero.

Ma il grande focus del momento è sulla panificazione, soprattutto per la pausa pranzo.

Grazie alla collaborazione con Valentino Tafuri, si sperimenta la lievitazione moderna con il licoli, una variante del lievito madre con una maggiore componente d’acqua, che dona al pane un profilo aromatico unico.

Tra le varietà proposte spiccano il multicereale, il pane con curcuma, pepe e semi di sesamo e l’Urban, a base di farina tipo 1.

Il pranzo si arricchisce con focacce ripiene, ciabattine e, su ordinazione, croissant salati.

Lavorare in famiglia ha i suoi lati positivi e negativi, come ammette Vittorio: «L’ambiente è più sereno, ma io sono più tollerante di mamma».

Ivan, dall’Australia, racconta che il cibo che più gli manca di Napoli è la mozzarella, mentre tra i ricordi legati alla nonna Memè, Rosaria ricorda la pastiera e la parmigiana, Ivan la pasta e lenticchie, e Vittorio la costanza della nonna nel cucinare ogni giorno due pasti diversi per quattro persone.

Su quest’ultimo aspetto è fondamentale soffermarsi, perché Vittorio dice una cosa importante e lo fa anche con un pizzico d’orgoglio nei confronti di chi, ogni giorno, mattina e sera deve pensare effettivamente a cosa preparare per sfamare i componenti della famiglia.

Una decisione il più delle volte non affatto facile, visto che ogni qualvolta bisogna trovare ingredienti diversi che vadano a soddisfare le esigenze di tutti.

Peccato però, che oggigiorno non tutti i giovani apprezzano le fatiche che le mamme, ma anche le nonne fanno dinanzi ai fornelli.

Tra i progetti futuri, c’è l’idea di ampliare lo spazio, magari inserendo tavolini per permettere ai clienti di godersi con calma le specialità del locale.

Ma il mestiere di panettiere e pasticcere non è sempre gratificante, come ammette Vittorio: «Questo lavoro richiede molto sacrificio e può essere logorante, soprattutto per un giovane che non sempre viene coinvolto a 360 gradi. Ci sono aspetti positivi, ma anche negativi».

Memè Boulangerie è un luogo che profuma di tradizione, di impegno e di amore per il buon cibo.

Un laboratorio di famiglia che guarda al futuro senza dimenticare il passato.

Autore

  • Anna Calì, classe ’96. Nelle sue vene scorre la lava del Vesuvio e la passione che contraddistingue il popolo napoletano. Giornalista di professione e con la passione dei libri sin da piccola. Adora annusarli e, quando va nelle librerie, si perde tra gli scaffali ad osservare le copertine. Grazie a questa passione è riuscita a mettere in campo due sogni nel cassetto: il primo, recensisce i libri che legge, esperienza che fa bene sia al corpo che alla mente. La seconda: è diventata anche scrittrice e ha pubblicato già due romanzi.

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Anna Calì

Anna Calì, classe ’96. Nelle sue vene scorre la lava del Vesuvio e la passione che contraddistingue il popolo napoletano. Giornalista di professione e con la passione dei libri sin da piccola. Adora annusarli e, quando va nelle librerie, si perde tra gli scaffali ad osservare le copertine. Grazie a questa passione è riuscita a mettere in campo due sogni nel cassetto: il primo, recensisce i libri che legge, esperienza che fa bene sia al corpo che alla mente. La seconda: è diventata anche scrittrice e ha pubblicato già due romanzi.

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