Michelin 2025 ossia la caduta delle stelle fumanti

Michelin 2025 ossia la caduta delle stelle fumanti

Michelin 2025 ossia la caduta delle stelle fumanti.

Non è stata solo la mia sensazione quella che nella Michelin ci fosse un terremoto in atto.

Già prima della presentazione della Guida vi erano stati segnali poco chiari o quanto meno non in linea con l’ordine mitteleuropeo solito. Spostamento dell’orario di inizio a una settimana dall’evento. Arrivo del Gotha parigino. Assenza ( o se c’era correggetemi) del Direttore Italia Lovrinovich.

Con la Guida poi si sono sostanziati dei colpi che più che dettati da scelte tecniche o visite hanno avuto il sapore di azioni “d’imperio”.

Quanto sia accaduto dietro le “quinte” non ci è dato per il momento di saperlo ma aveva ragione quello chef saggio che in privato mi scrisse “hanno problemi”.

Che vi siano problemi lo si evince. Al netto delle nuove stelle alle quali vanno in ogni caso i complimenti forse siamo all’alba di una scelta epocale che potrebbe vedere nel prossimo futuro (Guida 2026?) una sensibile scrematura.

Che il fine dining sopporti una crisi profondissima dove solo quest’anno si sono contate oltre 30 chiusure e un’eclatante richiesta di rimozione gestita come un battage pubblicitario, peraltro efficacissimo, è un dato di fatto. Ma vi è forse che la cucina stellata era ormai abbastanza appiattita su “schemi di gioco” che potevano fare la differenza.

In certi casi avere il piccione, che a mia memoria avevo mangiato solo quando li prendevo con la fionda nella piccionaia della casa in campagna del nonno, portandoli a cucinare alla cognata sennò le prendevo, era il passpartout per un “upgrade in guida”. In altri avere la fortuna di essere la mosca bianca il requisito per rientrarvi.

La Campania che è la seconda regione per numero di stelle a mio sommesso avviso ne esce malconcia come un vecchio pugile di razza che subisce un paio di ganci ben assestati e un uppercut inatteso.

L’inesistenza anche solo di una  misera stella a Ducasse chiamato a fare pendant con la tappezzeria della sala e la perdita di una stella Ai Tre Olivi di Paestum che si ritrova a 1 stella e l’azzeramento di Palazzo Petrucci con un bravissimo Lino Scarallo espulso dalla guida, sono segnali più di una ritirata disordinata senza regole e logiche.

Aggiungo che mi ha colpito molto l’uscita di “Già sotto l’arco” a Carovigno (BR) concomitante con l’ingresso di “Dissapore” di Andrea Catalano, come se in un paesello di 16.975 abitanti non potessero coesistere due realtà stellate in contemporanea. Alla faccia della pluralità di indirizzi meritevoli.

Forse ne sapremo presto di più o forse resteremo zittiti in un simbolico “incaprettamento” con tanto di baguette in bocca per zittirci.

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