Milano: chiude la storica pasticceria Vecchia Milano. Il titolare: “nessuno disposto a fare questa vita”
Addio «Vecchia Milano». Come spesso avviene in quest’epoca social, la notizia è circolata prima su Facebook, poi confermata da Orazio Parisi: «Abbiamo chiuso il 31 dicembre. Per non riaprire più» racconta, senza trattenere la commozione, il titolare «Perché? Ho 83 anni, è arrivato il momento di andare in pensione. E poi non c’è nessuno che voglia proseguire l’attività. Nessuno disposto a sacrificarsi, come ho fatto io, per oltre 50 anni».
Nato a Messina, Parisi arriva a Milano negli anni Cinquanta «Con la valigia di cartone». A 15 anni trova lavoro come fattorino da Motta. «A 21 ero già dirigente. Poi, nel 1971, ho aperto la mia attività». La «Vecchia Milano», appunto, in via Reina 14, zona piazzale Susa. Una pasticceria tradizionale, per proposte e ambiente, in stile vintage. «Abbiamo sempre mantenuto la stessa proposta, fedele alla tradizione, senza mai cedere alla modernità, che non fa per noi».
Il panettone, per esempio, pezzo forte della casa e ultra classico. «Ho bisticciato anche con alcuni clienti che lo chiedevano con varianti, ma ho sempre risposto di no». La pasticceria è stata tra le prime in città a proporre il dolce tutto l’anno e non solo nel periodo natalizio. «Adesso qualcuno ci ha scopiazzato: d’altronde se i clienti sanno che è disponibile un prodotto buono e sempre fresco, lo ordinano». Panettone dolce e quello gastronomico: «Da Motta in Piazza Duomo sono stato tra i suoi fautori, nel 1961». Pasticceria, ma anche cioccolateria, pralineria.
Il quartiere perde un punto di riferimento. «I miei clienti piangono con me. Io ho preferito non comunicare la notizia e andare via così come sono arrivato: in punta di piedi», racconta mentre sta sbaraccando. E adesso? «Mi godrò di più l’orto, giù in Sicilia, ma senza lasciare Milano». Nel frattempo ha ceduto l’attività, compresi i muri, a una società «Non so cosa ne farà la nuova proprietà. Io, però, non potevo più continuare». Difficile anche trovare qualcuno con la voglia e la passione di continuare il mestiere: «Manca manodopera specializzata sia per quanto riguarda la produzione sia per la vendita».
Un problema comune a tanti colleghi: «Le scuole non sfornano più niente di buono: ragazzi che sanno a malapena riempire un cannoncino hanno pretese da professionisti». Mesi fa la pasticceria cercava una cameriera: «Abbiamo ricevuto 400 curriculum ma non siamo riusciti ad assumere nessuno. L’unica candidata papabile, non voleva perdere il sussidio». E poi «Anche i clienti che vogliono pagare il cappuccino con la carta di credito: io resto sempre molto perplesso».
E la «Vecchia Milano» è solo l’ultimo negozio storico che ha chiuso i battenti di recente G4. A luglio si è arresa un’altra pasticceria, la Falterona, a San Siro. Ma la crisi non risparmia nessun genere di attività, dai dischi di Buscemi, in corso Magenta, ai turaccioli di Spano, in via Fratelli Bronzetti, fino all’abbigliamento de Il Tirolo a Milano, in viale Coni Zugna. E l’elenco potrebbe allungarsi. Le cause? La pandemia, il caro energia, l’aumento degli affitti, il predominio dell’e-commerce, insomma un insieme di fattori.