E’ morto Stanko Radikon, il padre dei vini estremi
- Giustino Catalano
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Rimbalza da stamane la brutta notizia che Stanko Radikon, vigneron e produttore di vini naturali estremi sul Carso, dopo lunga malattia è morto.
La prima a darne la notizia è stata Slow Food attraverso il proprio sito, informata direttamente dal figlio Saša. Stanko Radikon è stato personaggio indiscusso e uno dei padri fondatori assieme a Josko Gravner del filone degli Orange Wine, prima, evolutisi nei triple A, poi.
Un filone di vini particolarmente complessi e di difficile comprensione ma in grado di regalare grandissime emozioni sia per corredi olfattivi che per sensazioni gustative.
Personalmente la prima volta che mi sono imbattuto in un vino di Radikon è stato circa 10 anni orsono a La Subida di Cormons – strepitoso locale a poche decine di metri dal confine sloveno condotto dalla famiglia Sirk – dove in abbinamento a dei Cjarsons mi è stato servito un “Jakot” di Radikon.
Al di là della grande complessità, mineralità e sapidità che portava con se quella bottiglia mi colpì molto il nome che altro non era che “Tokaj” scritto al contrario. Un atto di ribellione, come avrei sentito dirgli di lì a qualche anno in un incontro pubblico, verso una sentenza comunitaria che sulla scorta di normative avrebbe privato i carsolini della possibilità di chiamare quel vino con il nome con cui lo si chiamavano da sempre.
Questo e molto altro è stato Radikon. Ribelle sia nel modo di essere che nei suoi vini.
L’uva perfetta.
Come ricordato stamane da Luciano Pignataro sul proprio blog il primo passo verso quello che Daniele Cernilli ha definito il neo-paganesimo del vino lo si ebbe con i Merlot che già dal 1988 dimostrarono come fosse possibile ottenere dei grandi vini rossi in un territorio così particolare come quello del Carso.
Sicuramente però la migliore espressione dei vini di Radikon risiede in quella che lui ha più volte definita l’uva perfetta per gli orange wine. La Ribolla Gialla.
Proprio nel mentre leggevo su Pignataro mi sono ricordato di un’intervista che mi colpì molto rilasciata da Radikon al portale Grandi Vini dove spiegava gli Orange Wine e l’essenza di tutte le sue scelte era in “mi piace vendere agli altri il vino che piace a me”.
Se avete l’opportunità acquistate i suoi vini finché ne troverete.
Qui si spera in Saša Radikon e nei suoi vini che Stanko definiva “secondi”. Forse diverranno primi come li intendeva lui, forse lo sono già e voleva solo stimolarlo ulteriormente alla perfezione.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.