Oliva taggiasca, al via raccolta eccellenza ligure, presto Igp
Sui terrazzamenti liguri parte in questi giorni la raccolta delle olive, e nonostante la siccità dell’annata agricola, l’oliva più tipica del territorio, la Taggiasca, dovrebbe mantenere la tradizionale buona resa.
E’ una delle poche cultivar adatte sia per la produzione di olio extravergine d’oliva, tra i più cari in Italia (insieme al Garda e Toscano), che da mensa, per il consumo quindi a tavola e in cucina. Ma proprio perché di successo, lamenta l’imprenditrice Serena Mela, “questa eccellenza ligure, che deriva dalla varietà Frantoio, ha troppe imitazioni in Italia e nel mondo.
In Puglia ci sono produzioni dal colore molto scuro, e persino in Australia è stata avviata la coltivazione di queste piante d’olivo” sottolinea la produttrice del Frantoio di Sant’Agata di Oneglia. Ora per valorizzare questa eccellenza del gusto, alla base di tipicità come il pesto, gli operatori del distretto di Imperia stanno lavorando alla proposta dell’Igp “Oliva Taggiasca ligure”.
Intanto dalla Pmi del Ponente ligure, attiva dal 1987 e una dei pionieri della valorizzazione dell’olio locale, tre consigli ai consumatori e operatori della ristorazione per distinguere l’autentica Taggiasca: non c’è alcun dubbio che sia un’autentica oliva Taggiasca se in degustazione ha un sapore dolce, un colore misto, e se si stacca facilmente il nocciolino. Inoltre, sullo scaffale, l’olio da oliva Taggiasca non può costare meno di 16 euro al litro per via della raccolta manuale e della territorialità limitata. E’ nel mondo della ristorazione che viene consumato il 40% della produzione dell’azienda a conduzione familiare, con 20 mila alberi di proprietà e un frantoio 4.0 con trasformazione in “oro verde” controllata da remoto da Clemente, ditta di Matera produttrice del modernissimo impianto che consente in 90 minuti, il tempo di una partita di calcio, di trasformare le olive in olio extravergine. La carenza di vetro per le bottiglie e il rincaro delle forniture di vasi e recipienti pesa anche nei conti di questo frantoio che lamenta come non si riesca ancora a trovare un tappo anti-rabbocco che funzioni, e non lasci un po’ di unto sul contenitore a tavola. Inoltre, sottolineano le sorelle Serena e Cristiana Mela, è una legge in vigore solo in Italia e in Spagna, mai approvata a livello comunitario, con il conseguente vantaggio competitivo di altri Stati membri.