Ortofrutta a residuo zero

Ortofrutta a residuo zero

Ortofrutta a residuo zero

L’Insalata dell’Orto, azienda di riferimento nel mercato delle insalate di IV Gamma e principale produttore europeo di fiori eduli, continua a investire sul residuo zero nell’ambito dei suoi progetti di sostenibilità.

Dopo aver chiuso il 2023 con un progresso a doppia cifra, e aver superato i 50 milioni di euro di fatturato, l’azienda veneta a inizio anno è stata tra i promotori di Paniere Zero Residui, una rete di imprese costituita per valorizzare frutta e verdura con questa nuova certificazione attraverso la promozione di un marchio comune e di messaggi chiari e trasparenti per il consumatore.

Un’esperienza, questa, raccontata sabato 12 ottobre durante la convention per i 25 anni di Todis al Cinecittà World di Roma.

L’Insalata dell’Orto, tra i primi gruppi ortofrutticoli in Italia a dotarsi di un Bilancio di Sostenibilità, fornisce a Todis insalate pronte al consumo a residuo zero.

Ad illustrare il progetto è stata Sara Menin, product development manager dell’azienda con quartier generale a Mira (Venezia), 17 aziende agricole di proprietà con 370 ettari in produzione, di cui 270 in biologico e 9 referenze certificate a residuo zero.

Paniere Zero Residui aggrega produzioni ortofrutticole certificate residuo zero che rispettano un rigido disciplinare interno, dalla frutta all’insalata in busta per un totale di 14 famiglie di prodotti. “

Espandere la produzione a residuo zero vuol dire ridurre gli impatti sull’ambiente dove si coltiva, ma anche diversificare la produzione assicurando una maggior remunerazione per il lavoro agricolo e valorizzando il settore primario – ha evidenziato la manager -. Noi siamo pronti a investire, ma per ottenere questi risultati è però indispensabile avere una Gdo sensibile, che crede nel progetto e che, assieme a noi, ci mette la faccia: nel punto vendita possiamo infatti allestire isole dedicate dove tutti i prodotti certificati possono trovare il loro spazio ed essere facilmente identificati e acquistati dal consumatore, avviando così il ciclo virtuoso del residuo zero. Produrre ortofrutta nel pieno rispetto della sostenibilità oggi è possibile – conclude Sara Menin – e soprattutto lo si può misurare e raccontare informando il consumatore, dandogli così una scelta dall’alto valore ambientale e sociale”.

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