Pasta Fit? Approfondiamo (1/2)
- Giustino Catalano
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Pasta proteica e “low carb”. Due cose differenti non sempre utili.
di Giustino Catalano
Ho deciso di innestarmi nel filone salutista del lunedì di “Di Testa e di Gola” non per tuttologia o velleità da nutrizionista o dietologo ma solo come ex obeso che ha fatto delle scelte alimentari non privative e che spesso vede che alcuni “ausili alla perdita di peso” (come la pasta fit) vengono adoperati senza alcun consiglio medico.
La raccomandazione quindi sottintesa ad ogni singolo pezzo che leggerete, oltre ad avere questo cappello, sarà sempre quella di affidarvi ad un professionista e lasciarvi consigliare da questi per ogni alternativa alimentare.
Oggi è consigliabile fare delle scelte alimentari che portino ad una graduale e sensata, nonché definitiva, perdita di peso e recupero di una forma fisica magari persa con il tempo e con eccessivi bagordi e abitudini alimentari errate. Va presa consapevolezza che le nostre abitudini alimentari non sono più coerenti con il nostro stile di vita.
Raramente camminiamo a piedi, non facciamo lavoro manuale, salvo alcune fasce di lavoratori, non rinunciamo a comodità come l’ascensore o l’autovettura. A fronte di queste mancate scelte o rinunce non effettuate però continuiamo ad alimentarci come sempre, inconsapevoli peraltro che i nostri cibi sono spesso arricchiti di zuccheri con finalità tra le più disparate quali il conservarli più a lungo, il rettificarne il sapore o renderli ancora più gradevoli.
Così una lattina di coca cola da 33 cl arriva a contenere 35 grammi di zucchero, ossia 7 zollette. Ma voi in due bicchieri di acqua le sciogliereste 7 zollette e le berreste? Ovviamente no. E allora perché lo fate con la coca cola?
Ma il punto di questo primo tema è un altro.
Chi si avvia ad una dieta, che sarebbe più corretto e di aiuto chiamarlo cambio di regime alimentare, inizia inevitabilmente a sentire la mancanza di alcuni alimenti che devono necessariamente essere ridotti per abbassare il peso. Tra questi compaiono i carboidrati (pane, pasta, dolci, legumi, patate e alcune verdure).
La grande sfida di ogni italiano è questa: ridurre queste voci a favore delle proteine (mantenute in una giusta quantità e mai eccessiva) e incrementare le verdure.
Qui cadiamo tutti, anche chi vi scrive. Difficile rinunciare ad un bel piatto di pasta, un panino o una pizza. Se poi siete meridionali come me allora ci si mettono assieme anche patate e legumi che sono ogni dove.
Da qualche anno l’industria alimentare ha iniziato a sviluppare delle alternative “zero sensi di colpa” per chi privatosi di molte cose ha un momento di cedimento e non vuole poi pentirsene, come per esempio la pasta fit appunto.
E’ sotto gli occhi di tutti come gli scaffali e i banco frigo nello spazio di meno di un anno si siano riempiti di prodotti con dicitura Protein e un numero accanto riferito ai grammi di proteine contenuti all’interno come se il consumatore medio fosse in grado di calcolare da sé il proprio fabbisogno di proteine in grammi in relazione al peso corporeo e allo stile di vita.
E capiamoci, anche se ne parleremo in futuro prodotto per prodotto, ricotta proteica è una dicitura inutile se non ci vengono aggiunte le proteine perché la ricotta E’ PROTEICA!!!
Nella seconda parte di questo articolo entreremo nel dettaglio di due tipologie del prodotto ‘pasta fit’.
Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori.
Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo.
Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta.
Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito.
Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.