Pasta prodotta con grano 100% italiano, tre realtà virtuose del territorio italiano
- Fosca Tortorelli
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Ha più di 5000 anni la coltivazione del grano, prezioso alimento che ha concorso allo sviluppo di società più organizzate e complesse. Con il passare del tempo cresce l’importanza della sua coltivazione e oggi, merito del lavoro di tanti piccoli produttori che si stanno impegnando per ridargli valore e territorialità, questa produzione sta riacquisendo valore.
Secondo i dati Crea e Coldiretti l’Italia si colloca in una buona posizione tra i produttori europei di grano duro destinato alla produzione di pasta, anche se in questa ultima annata 2019, in alcune regioni – soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% della produzione nazionale – c’è stato un leggero calo del raccolto rispetto all’anno scorso.
Il dato positivo è che intanto crescono del 5% le superfici coltivate a grano biologico e che, a poco più di un anno dall’obbligo di indicare l’origine del grano sulle etichette della pasta, il valore del frumento duro in Italia è cresciuto del 20%.
Sempre più attenzione nella indicazione in etichetta di paste prodotte con 100% di grano italiano, con l’obbligo di indicarne l’origine, fattore che diventa elemento di trasparenza e che ha portato senza dubbio a un profondo cambiamento sugli scaffali dei supermercati, dove si è assistito alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato.
Tanti sono quindi i progetti in Italia, che si stanno pian piano dando da fare per riprendere la coltivazione di tante varietà che stavano scomparendo, tre gli esempi che abbiamo selezionato e che si collocano al Centro/Sud del nostro Paese, accomunati dall’avere un Mulino e in due dei tre casi dal fare comunità. Parliamo del progetto Monte Frumentario – Terre di Resilienza di Caselle in Pittari; del Progetto Grani Antichi Umbri e del Pastificio Agricolo di Monte San Pietrangeli, in provincia di Fermo.
1) Fondata nel 2012 e impegnata in attività di agricoltura sociale ed ecoturismo con il comune di Morigerati, in Cilento, questa cooperativa si occupa di varie attività tra cui quelle rivolte al recupero di tradizionali pratiche rurali. La cooperativa Terre di Resilienza si sta muovendo per promuovere e ripristinare la coltivazione delle varietà territoriali presenti. Punto di forza della cooperativa è stato quello di costruire la “Cumparate”, una vera e propria rete di relazioni socio-culturali incentrata sui rapporti di collaborazione e condivisione interpersonale, da cui è successivamente derivato “il Monte Frumentario”, un progetto di sviluppo agricolo per la costruzione di un’economia locale, basata sulla produzione e la trasformazione di varietà di grano autoctone, riprendendo una pratica antica risalente alla fine del XV secolo. Più che un ritornare alla terra il concetto è ripartire dalla terra. Quest’anno i soci del progetto “Monte frumentario”, hanno iniziato la raccolta il 10 di luglio, con non poche difficoltà e non una riduzione del raccolto che ha interessato le varietà precoci e più delicate come l’Abbondanza, che ha reso solo il 10%, a causa delle piogge continue di Maggio e del successivo caldo del mese di Giugno. Oltre al grano producono anche Farro Monococco e per quest’annata la raccolta si è dimostrata ottimale.A metà agosto inizierà la molitura e si potranno dare dati più concreti, anche se ad oggi è evidente un calo nella produzione, in base ai diversi areali e alle varietà presenti in campo.Va anche detto che Terre di Resilienza dal 2017 ha il suo mulino con macina a pietra e dal 2008 ha la sua biblioteca del grano che oggi conta ben 84 varietà preindustriali recuperate.
2) Massimo Mancini, titolare dell’omonimo Pastificio Agricolo di Monte San Pietrangeli, in provincia di Fermo, ha descritto la sua realtà aziendale, sottolineando la garanzia di tracciabilità del loro prodotto e l’assenza di residui chimici, certificata da costanti analisi di laboratorio. Per la produzione della loro pasta usano solo varietà coltivate nei loro campi, che sono state scelte seguendo specifici criteri agronomici. Intorno al pastificio, tra le colline marchigiane, si coltivano i campi da cui nasce la Pasta Mancini. Le Marche sono vocate alla coltivazione del grano duro, per il tipo di terreno e il clima, ma anche grazie alla cultura agronomica dei contadini. Qui si pratica da sempre la rotazione delle colture e si favorisce la biodiversità. In casa Mancini la tracciabilità è garantita, così come l’assenza di residui chimici, certificata da costanti analisi di laboratorio. La lavorazione artigianale, poi, enfatizza le caratteristiche della materia prima. Loro hanno finito di raccogliere la scorsa domenica 21/07; si ritengono comunque contenti sia della qualità (soprattutto Peso ettolitrico e Proteine) che della resa.
Tre esempi virtuosi, che devono essere di esempio per ritornare a valorizzare il nostro paese e un prodotto così importante come il grano.