Petra Carsetti: le 10 cose da fare e da non fare per questo Natale 2023
- redazione
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Abbiamo chiesto a Petra Carsetti, esperta di enogastronomia, giornalista e scrittrice, docente di galateo – autrice del libro Galatime atto secondo, in cui esplora il concetto di exactitude, l’attitudine e la precisione a tavola – di darci qualche consiglio per la tavola di Natale, per ricevere bene e per accompagnare le Feste con un po’ più di eleganza.
Così Petra Carsetti:
Il Natale è un momento di grande festa. È l’attesissimo rito dell’incontro che dovrebbe mettere tutti a proprio agio, facendoli sentire accolti con grande empatia. Ecco che quindi preparare una tavola ben apparecchiata acquista un significato profondo e aiuta a sentire ancor più speciale l’invitato.
È però bene sapere che:
- la tovaglia dovrebbe essere sempre linda e pinta, senza macchie né tantomeno piegature che devono essere stirate prima di porle sul tavolo o direttamente sopra magari con un comodissimo ferro da stiro wireless.
Il galateo vorrebbe che il color della tovaglia fosse chiaro, ma, almeno a Natale, si può chiudere un occhio e utilizzare anche la fantasia. Il colore di tendenza di quest’anno è il verde, ma senza esagerare perchè vale il detto “less is more”
- non tutti sanno che il galateo è anche sostenibilità, ecco quindi che almeno a Natale o a Capodanno possiamo evitare di utilizzare piatti, posate e stoviglie di plastica/carta, compresa la famosa e sdoganata melamina!
Rispolveriamo i servizi “buoni” della nonna e circondiamoci di bellezza anche con delle eccellenze come le storiche porcellane Ginori.
- immancabile a capodanno un caloroso brindisi con un vino che accompagna l’incontro. Il galateo si raccomanda di non battere i bicchieri (i rumori sono sempre fastidiosi) e di non dire “cin cin”, ma chi siamo noi per rompere quel momento di gioia, facendo i maestrini dalla penna rossa? Se ci pensiamo però, accompagnare il brindisi con un piccolo e sentito messaggio augurale, sarà di certo più efficace e a volte più toccante di mille Cin Cin!
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il centrotavola è il coronamento di un’accurata apparecchiatura ed a Natale non può mancare, ma attenzione a non usare fiori troppo profumati che potrebbero andare ad interferire con i sentori dei vini o delle pietanze
- cautela va posta anche all’uso delle candele che sono un must durante le festività. Non devono essere troppo alte e invadenti così da mortificare l’incontro degli sguardi, ma nemmeno troppo basse da toccare incidentalmente quando si prende un bicchiere e bruciarsi il polso. Vedo spesso durante i pranzi del 25 dicembre o del 1-6 gennaio i centrotavola con le candele: attenzione perché l’utilizzo è consentito solo dopo le 18 quando la luce del giorno comincia a perdersi completamente e mai a mezzogiorno!
Vi confesso però che anche io ho ceduto a questa tentazione!
- a proposito di candele, si accendono sempre prima dell’arrivo degli ospiti ma non si spengono mai prima che tutti siano andati via! Spegnerle come segnale di congedo non è proprio elegante e farlo addirittura davanti agli ospiti che si attardano a far serata è sempre un gesto che sembra cacciare via!
- apprezzata moltissimo la puntualità dell’appuntamento, ma sapete che essere in anticipo è più sgarbato che essere in ritardo? I padroni di casa potrebbero, anche solo 15 minuti prima, essere in piena attività e anticipare l’incontro creerebbe davvero il caos!
- se non volete presentarvi a mani vuote è bene concordare prima con chi ci ha invitato il vino o il dolce da portare, ma se così non fosse, non bisogna rimanerci male se poi le vostre leccornie non vengono messe a tavola. Di certo infatti i padroni di casa avranno studiato un menù apposito pronto per essere armonico e apprezzabile per tutto l’incontro. Meglio allora prevedere di inviare la mattina stessa (o il giorno dopo) un omaggio accompagnato da un bel biglietto di ringraziamento. Il risultato sarà di certo più comodo per tutti!
- una nota particolare va fatta per il tovagliolo che proprio nelle festività natalizie va incontro a pirotecnici modi di presentarlo. Innanzitutto il tovagliolo va apparecchiato a sinistra dopo le posate e mai con esse sopra. Le forme ad albero di Natale, a nastro, ad animale ecc. non andrebbero proposte, non perchè non siamo carine e simpatiche, ma semplicemente perchè il tovagliolo (che va a contatto strettissimo con la bocca) andrebbe maneggiato il meno possibile, piegato a rettangolo o a triangolo con la bombatura verso il piatto. Decorarlo poi con paillettes, foglie di edera (che tra l’altro è tossica) brillantini o altro inficia l’utilizzabilità salubre del tovagliolo stesso.
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infine, la regola più importante è quella di apparecchiare con generosità un elemento fondamentale: l’empatia! Senza questa, potete aver fatto tutto benissimo, secondo le perfette regole di Monsignor Della Casa, ma avrete fallito con l’ideale dell’incontro: quello di essere felici con i vostri ospiti per tutto il tempo che risiederanno sotto il vostro tetto (cit. Brillat Savarin)!
GALATIME, ATTO II
Il manuale dell’exactitude
Il racconto della vita come palcoscenico d’eleganza
Scrive Jean Anthelme Brillat-Savarin nell’imprescindibile Physiologie du gout: «La qualité la plus indispensable du cuisinier est l’exactitude: elle doit être aussi celle du convié» ossia «La qualità indispensabile di chi cucina è l’esattezza, deve essere anche quella del convitato».
La traduzione di exactitude è un’approssimazione per difetto ché in realtà significa attitudine e precisione, o se si preferisce modo appropriato.
Ecco per Galatime atto secondo si parte da lì: dalla necessità di eliminare dalla tavola la volgarità di apparecchiature approssimative, di esaltare il valore delle pietanze con contenitori acconci, di restituire alla degustazione dei vini il tono “liturgico”, di avvolgere il piacere del cibo, la ritualità del convivio in una morbida sciarpa di cachemire e seta per rendere carezzevole e caldo l’incontro. Di avere l’opportunità di trasformare la vita in un palcoscenico di eleganza.
Galatime atto secondo è in libreria dal 27 ottobre e i due autori Petra Carsetti – docente di galateo e già campionessa mondiale di apparecchiatura della tavola – con Carlo Cambi – saggista, giornalista e gastronomo – hanno scelto la cifra della narrazione per occasione.
Se si va al ristorante, se si riceve a casa, se si offre o si degusta un grande vino, se si apre la casa a un pubblico incontro vi sono sì delle norme che rimandano al mai superato precetto di monsignor Giovanni della Casa, ma servono degli aggiustamenti per dare al galateo del ricevimento la compiutezza che sostanza l’exactitude.
Non a caso il libro è nato dall’incontro dell’editore – Manfredi Niccolò Maretti – con i due autori e il fotografo dell’arte culinaria Lido Vannucchi attorno al tavolo dell’Osteria del Viandante di Rubiera.
È lì che ha preso forma l’idea di aggiungere al successo di Galatime – a proposto le buone maniere come antidoto al solipsismo di ritorno causato dal Covid – una seconda lettura sociale e conviviale del comportamento empatico.
L’empatia è peraltro il filo rosso che lega la narrazione di Galatime atto secondo dove alle parole si affianca il linguaggio delle immagini che non è meramente descrittivo, ma è iconico e al tempo stesso narrativo.
La scelta di soffermarsi sugli oggetti della tavola, sui bicchieri così come sugli attori dell’azione gastronomica – dai cuochi a chi orchestra la sala – è dettata dalla necessità di sostanziare l’exactitude.
Galatime atto secondo è un libro che probabilmente sarebbe molto piaciuto a Brillat-Savarin. E molto piacerà a chi affida alla convivialità l’efficacia della relazione, a chi coltiva uno stile del ricevere che genera armonia attraverso le note che sono la degustazione, l’eleganza della tavola, lo spessore del conversare, l’opzione alimentare, la scelta della cantina.
È un libro che ha uno spessore narrativo e al tempo stesso un’indispensabile utilità: può essere usato come il manuale dell’arte di ricevere.
A dare rotondità al racconto scandito in 164 pagine ci sono due apporti di raro prestigio: la prefazione di Marco Bizzarri e la post-fazione di Roberto e Veruschka Wirth.
Perché in fin dei conti la buona vita va agita sul palcoscenico dell’eleganza.