Così Petra Carsetti:
Il Natale è un momento di grande festa. È l’attesissimo rito dell’incontro che dovrebbe mettere tutti a proprio agio, facendoli sentire accolti con grande empatia. Ecco che quindi preparare una tavola ben apparecchiata acquista un significato profondo e aiuta a sentire ancor più speciale l’invitato.
GALATIME, ATTO II
Il manuale dell’exactitude
Il racconto della vita come palcoscenico d’eleganza
Scrive Jean Anthelme Brillat-Savarin nell’imprescindibile Physiologie du gout: «La qualité la plus indispensable du cuisinier est l’exactitude: elle doit être aussi celle du convié» ossia «La qualità indispensabile di chi cucina è l’esattezza, deve essere anche quella del convitato».
La traduzione di exactitude è un’approssimazione per difetto ché in realtà significa attitudine e precisione, o se si preferisce modo appropriato.
Ecco per Galatime atto secondo si parte da lì: dalla necessità di eliminare dalla tavola la volgarità di apparecchiature approssimative, di esaltare il valore delle pietanze con contenitori acconci, di restituire alla degustazione dei vini il tono “liturgico”, di avvolgere il piacere del cibo, la ritualità del convivio in una morbida sciarpa di cachemire e seta per rendere carezzevole e caldo l’incontro. Di avere l’opportunità di trasformare la vita in un palcoscenico di eleganza.
Galatime atto secondo è in libreria dal 27 ottobre e i due autori Petra Carsetti – docente di galateo e già campionessa mondiale di apparecchiatura della tavola – con Carlo Cambi – saggista, giornalista e gastronomo – hanno scelto la cifra della narrazione per occasione.
Se si va al ristorante, se si riceve a casa, se si offre o si degusta un grande vino, se si apre la casa a un pubblico incontro vi sono sì delle norme che rimandano al mai superato precetto di monsignor Giovanni della Casa, ma servono degli aggiustamenti per dare al galateo del ricevimento la compiutezza che sostanza l’exactitude.
Non a caso il libro è nato dall’incontro dell’editore – Manfredi Niccolò Maretti – con i due autori e il fotografo dell’arte culinaria Lido Vannucchi attorno al tavolo dell’Osteria del Viandante di Rubiera.
È lì che ha preso forma l’idea di aggiungere al successo di Galatime – a proposto le buone maniere come antidoto al solipsismo di ritorno causato dal Covid – una seconda lettura sociale e conviviale del comportamento empatico.
L’empatia è peraltro il filo rosso che lega la narrazione di Galatime atto secondo dove alle parole si affianca il linguaggio delle immagini che non è meramente descrittivo, ma è iconico e al tempo stesso narrativo.
La scelta di soffermarsi sugli oggetti della tavola, sui bicchieri così come sugli attori dell’azione gastronomica – dai cuochi a chi orchestra la sala – è dettata dalla necessità di sostanziare l’exactitude.
Galatime atto secondo è un libro che probabilmente sarebbe molto piaciuto a Brillat-Savarin. E molto piacerà a chi affida alla convivialità l’efficacia della relazione, a chi coltiva uno stile del ricevere che genera armonia attraverso le note che sono la degustazione, l’eleganza della tavola, lo spessore del conversare, l’opzione alimentare, la scelta della cantina.
A dare rotondità al racconto scandito in 164 pagine ci sono due apporti di raro prestigio: la prefazione di Marco Bizzarri e la post-fazione di Roberto e Veruschka Wirth.
Perché in fin dei conti la buona vita va agita sul palcoscenico dell’eleganza.
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