Pret a Manger e la mania del cibo salutare
- redazione
- Ti potrebbe interessare Cibo e salute
In Inghilterra come anche nei paesi nord-europei, c’è da anni una spesa sempre crescente per il ricercatissimo healthy food.
Questo fenomeno ormai è buona abitudine anche nel resto d’Europa anche se nell’oltremanica si è arrivati a un punto in cui il cibo se non ha precisi requisiti non viene consumato.
Pioniere in Europa e tra i primi nel mondo in questo settore c’è una catena denominata Pret a Manger. Nome francese che significa “pronto da mangiare”, l’azienda è di origine completamente inglese e per la precisione londinese.
Siamo nel 1975 quando due soci decidono di avviare quella che noi ancora oggi chiamiamo paninoteca, ma con la differenza che ogni prodotto è fresco e genuino ogni giorno e non viene servito niente che sia fritto o conservato con prodotti chimici.
Risultato?
Nel giro di trent’anni si contano circa 300 punti vendita nella sola capitale inglese e un’espansione capillare in tutto il Regno Unito e aperture continue anche in Spagna, Francia, USA e Hong Kong.
Che cosa vende Pret a Manger?
Lunga è la lista in cui troviamo un’infinita varietà di sandwiches, wraps freddi e caldi, insalate, pots (piccoli recipienti di plastica con vari ingredienti), zuppe di ogni tipo, pasta, croissant salati, rolls, porridge e svariati prodotti per la colazione (muffin, cornetti, pain au raisan, ecc…). C’è inoltre una varietà di tè, caffè, succhi di frutta, frullati e bevande particolari.
Il cibo si presenta senza sale, senza zucchero, nessun tipo di conservante o colorante, fatto a mano dalle proprie cucine ogni singolo giorno senza eccezioni oltre al caffè e tè organico e selezionato proveniente da Honduras ed Etiopia.
La domanda spontanea che io mi chiesi quando iniziai a lavorare (sono quindi testimone diretto) fu: cibo organico e fresco senza nessun additivo o conservante?
Inizialmente scettico mi dovetti subito ricredere.
Posso confermare che la catena in questione usa solo prodotti freschi che hanno un tempo di conservazione che va da uno, fino a un massimo di tre giorni; segue delle norme igienico-sanitarie che hanno dell’incredibile e vengono fatti controlli continui sulla qualità degli ingredienti e sulla funzionalità delle attrezzature (freezer, frigoriferi, forni, macchine del caffè, etc…).
Ogni prodotto non venduto, a fine serata viene donato a diverse cooperative per i senza tetto o altre situazioni difficili.
Quali sono gli ingredienti tipici che usa la suddetta catena di ristorazione?
Per lo più intraducibili e comunque quasi inesistenti sul mercato italiano, ho avuto il piacere di scoprire nuove cose ed arricchire il mio senso del gusto.
Famosissima è la quinoa una specie di cereale, ottimo per la digestione e messo in molte insalate; poi abbiamo il kale che è diventata la mia verdura preferita, con proprietà benefiche che hanno fatto il giro anche nella tv inglese e che potremmo accostare al friariello; poi il butternut squash che oltre ad essere incredibilmente buono anche da solo, viene impiegato per i Mac&cheese americani; ancora abbiamo il beetroot, un ortaggio di colore rosso sangue dal retrogusto leggermente aspro che si può trovare in versione dry per insalata e in forma originale molto più buono e succoso (da questo ortaggio si ricavano anche succhi freschi).
Ancora continuiamo con la horse radish, praticamente un incrocio tra maionese classica e mostarda, dal sapore piccante al punto giusto, perfetta con la carne rossa; da ricordare inoltre le verdure pickels e wakami, il primo ottimo per i sandwiches e il secondo perfetto con salmone fresco e ancor meglio se accompagnato dal red cabbage un’altra verisone di insalata dal colore violaceo.
Altra perla del Pret a Manger sono le uova free-range, ossia quelle derivate da galline in cattività, o meglio libere. Per quanto riguarda le bevande, ogni succo di frutta è concentrato puro, del tutto organico e sempre fresco, stesso discorso per le bibite in lattina (da segnalare la bibita all’avocado) e addirittura l’acqua possiede dei livelli di PH che favoriscono la digeribilità.
Da segnalare anche la versione giapponese del Pret a Manger (stessi proprietari, stessa compagnia) che corrisponde al nome di Itsu. Stesso sistema ma con un concept sull’arte culinaria dell’estremo oriente.
I prezzi dei prodotti?
Relativamente alti ma giusti per la classe media inglese, impraticabili in Italia. Convertendo in euro possiamo parlare di un’insalata a 7 euro takeaway e il 20% in più se consumata all’interno del locale, quindi un pranzo accompagnato da caffè e cestino di frutta tocca agevolmente i 15 euro netti.
In questa catena di ristoranti come anche nella stragrande maggioranza dei casi, prodotti come la quinoa o frutti quali il mango e l’avocado vengono usati tantissimo. L’avocado in particolare viene cucinato e messo in ogni tipo di sandwich, accostato anche al salmone o ai gamberi.
Che conclusioni dare?
Sicuramente l’Inghilterra è all’avanguardia nel concetto di “mangiar sano” e per farlo le persone non badano a spese, anzi è una priorità della loro cultura ormai da decenni.
L’inglese medio non avrà mai il pensiero nel conservare soldi per comprare una casa da destinare ai figli (tipico concetto all’italiana), ma non ci penserà due volte a spendere 250 sterline mensili (300 e passa euro) solo per la pausa pranzo e questo non vale solo per la capitale ma è un concetto diramato un po’ ovunque.
Con questo non si vuole insinuare che l’Italia sia un posto dove si mangia male dal punto di vista della salute, infatti la dieta mediterranea è famosa e apprezzata nel mondo, ma sicuramente in un paese così dinamico come lo è tutto il Regno Unito, qualcosa nei gusti sta cambiando e la pizza napoletana o la paella spagnola non occupano più quel posto da dominatore come poteva esserlo dieci anni fa.
PhotoCredit: helen_justmade