Reserva Selección Especial 1995 Muga
- Mario Crosta
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Da più di due secoli la famiglia Muga, oriunda di Villalba di Rioja, coltiva le vigne e produce il vino. Dal 1932 è registrata come Bodegas Muga, ma soltanto nel 1968 D. Isaac Muga Martinez decise di piantumare una vigna nella zona di Haro, una delle aree vinicole più vocate della provincia di Rioja in Spagna. Dal quel momento si può parlare di una vera e propria rinascita dell’azienda vitivinicola che, nelle mani dei figli Manuel e Isaac Muga Caño, subentrati nella conduzione dal 1969 con la sorella Isabel, si trasferisce tutta nel 1971 dal centro di Haro allo storico Barrio de la Estación in un edificio di pietra ben restaurato, circa 20.000 metri quadrati, e diventa sinonimo di qualità e di prestigio crescenti, tanto da essere una delle più famose ed apprezzate di tutta la Spagna. Oggi Bodegas Muga comprende 70 ettari di vigneti di proprietà per 1.200.000 bottiglie, ma ne controlla circa 150 attraverso accordi di collaborazione che durano fin dall’inizio, producendone in totale 2.500.000, con l’avvento attivo della terza generazione: Manu, Juan, Jorge e Isaac.
In quest’azienda si è riusciti davvero a coniugare la fedeltà alle antiche tradizioni regionali con la moderna visione del futuro ed i vini ottenuti in questo modo possiedono una personalità eccezionale ed un carattere che li differenziano da tutti gli altri di Rioja. La fermentazione avviene sempre in tini e botti di legno, l’ambiente prediletto dai mosti di tempranillo in cantina, come avviene anche per la maturazione e l’affinamento. Bodegas Muga è stata, infatti, una delle prime aziende a produrre dei vini lungamente invecchiati in fusti di legno, cioè dei crianza che ricordano già i reserva e dei reserva che assomigliano a dei gran reserva. Una filosofia che non le ha impedito di essere considerata una delle più moderne cantine di Spagna perchè produce vini preparati in modo eccezionale per il consumatore più attento ed appassionato, affiancando al tempranillo dei vitigni che in assemblaggio ne sanno esaltare il fruttato, migliorando il colore e la corposità, come garnacha, mazuelo, graciano e carignan.
Anche in Spagna non siamo più, infatti, al tempo dei facili consensi, anzi negli ultimi decenni è avvenuta un’autentica rivoluzione del gusto. Purtroppo si è voluti passare anche troppo velocemente dalla produzione del vino qualsiasi a quella del vino più raffinato, pensando che fossero da privilegiare la tecnologia di cantina e l’uso dei legni alla maniera dei bordolesi, col risultato di creare dei vini che hanno annoiato i consumatori. Circolavano dei vini rossi, cosiddetti di alto livello, a volte troppo consistenti, scuri, con tutti i sentori del legno nuovo (francese, californiano, sloveno, ma anche russo e bosniaco) e che al gusto tracimavano di marmellata di frutta, risultando alla fine pesanti, stanchi ed afflosciati, sebbene molto cari perchè conservati in legno fin troppo a lungo. Negli anni ’90 questi vini avevano letteralmente stufato i consumatori al punto da favorire perfino l’importazione dei vini degli antipodi (Australia e Sudafrica in testa), molto più economici e con un grado di legno certamente inferiore, anche se per gran parte oserei dire non proveniente dalle botti ma dai chips, quindi piuttosto piatti, corti, dei veri e propri prodotti da bancone.
La voglia di freschezza e di fragranza però non si è fermata, anzi ha preso slancio, e la Rioja è stata scossa da un grande fermento. Prima di tutto si è selezionata una varietà locale di tempranillo (detto anche tinto del pais o tinto fino) dalle caratteristiche organolettiche più complesse, provenienti di solito da vigneti di almeno trent’anni e di basse rese, le cui uve straordinarie hanno dei prezzi elevati. In secondo luogo, le vendemmie stesse vengono selezionate al fine di eliminare i grappoli imperfetti e permettere quindi delle lunghe macerazioni ottimali. Poi si sono riviste le pratiche di vinificazione, quelle che producevano appunto le esagerazioni. Senza rinunciare al legno, che col tempranillo va particolarmente in simbiosi, si è cominciato a scegliere l’affinamento in barrique nuove o di un solo anno, che costano una fortuna, ma che possono accompagnare il vino per tutto il periodo necessario e non oltre. Infine, la modifica più importante è stata forse l’applicazione di una diversa proporzione dei periodi di affinamento in botte ed in bottiglia; la botte non costituisce più la meta, ma diventa soltanto un momento di sosta sulla strada dell’eccellenza, che viene perfezionata invece attraverso una più lunga permanenza in vetro, senza il passaggio di aria. Sono nati così dei vini meravigliosi come Campillo Especial, Finca Valpiedra, Marqués de Vargas Reserva Privada, Pagos Viejos, Remirez de Ganuza, Senorio de San Vicente, nonché i due splendidi gioielli appunto della cantina di Haro, il Torre Muga e il Prado Enea Gran Reserva, prodotti da vigneti di oltre cinquant’anni e soltanto nelle annate eccezionali.
Qui sta la vera differenza tra i vini di gran classe e dalle doti raffinate di questa Spagna miracolosa, che si apprezzano con la centellinatura e la meditazione purché serviti alle temperature più adeguate e nei grandi ballon che sanno esaltare appieno gli aromi più reconditi, ed i vini da battaglia commerciale del nuovo mondo, fabbricati a cottimo al solo scopo di ridurre i costi e probabilmente sponsorizzati dai grossi monopoli farmaceutici che grazie ad essi possono godere di più abbondanti ricorsi al ricettario dei medici di famiglia per le devastazioni che provocano nei reni e nei fegati dei malcapitati consumatori.
Tutta un’altra filosofia nei vigneti di Muga, fra i quali appezzamenti le più nobili varietà rosse producono tra i 10 ed i 70 quintali d’uva per ettaro, in modo quindi molto differenziato fra loro e necessitano perciò di vinificazioni separate. All’inizio, però, non se ne aveva la possibilità e per poterlo fare si è dovuto investire notevoli somme e sacrifici in tini, botti e manodopera, ma anche in scelte spesso coraggiose.
Bodegas Muga fabbrica in proprio i tini e le botti e li rinnova spesso, per evitare appunto di gravare il vino con eccessi di sentori di legno, il tutto usando strumenti tradizionali. Questo permette di non dipendere dai fornitori sia per quanto riguarda la scelta dei legni e delle loro tostature (ci sono in circolazione tanti di quegli Allier che la loro quantità è perlomeno sospetta), sia per le sorprese in cantina (non tutti per le doghe usano il sistema dello spacco, che salvaguarda le fibre del legno e permette un’ossigenazione filtrata, piuttosto abusano della sega elettrica). Ma anche in vinificazione si concede poco o nulla, la chiarificazione dei vini si fa categoricamente con la chiara d’uovo e i travasi tra le barrique si fanno solo per gravità, cioè per caduta libera del vino dentro un tubo ben sterilizzato.
Il Reserva Selección Especial è un vino che si elabora soltanto nelle annate eccellenti, per esempio nel 1997 e nel 1999 non è stato prodotto e le sue uve migliori sono finite nei Crianza ’97 e ’99 (che in fatto di qualità sono di conseguenza migliorati).
Rosso ciliegia dai riflessi porpora e mattone, proviene da tempranillo (70%), garnacha (20%), mazuelo e graciano dei terreni argilloso-calcarei ed alluvionali. Grandi escursioni termiche tra notte e giorno permettono una lenta maturazione delle uve ed un perfetto equilibrio tra acidità totale e contenuto zuccherino. Macera due o tre settimane in grandi tini di legno, poi fermenta sei mesi in fusti di rovere, matura almeno 24 mesi in barrique e completa l’affinamento per altri 12 mesi in bottiglia. Tenore alcoolico 13,1%, è molto equilibrato, con una concentrazione d’aromi da rilasciare in tutta calma. Note di frutta matura e di spezie, vaniglia, cioccolata e tabacco. Al gusto è molto armonico, di buona struttura e dall’acidità ben bilanciata, c’è vitalità e freschezza tra i tannini delicati, un vino moderno tra i binari del vino classico, piacevole, caldo, avvolgente. Vino particolarmente indicato a 18°C con gli arrosti e la selvaggina, stufati e pesci alla griglia, ama sostare qualche istante nel bicchiere per sviluppare tutta la sua ricchezza di fruttato.
Di formazione tecnica industriale è stato professionalmente impegnato fin dal 1980 nell’assicurazione della Qualità in diverse aziende del settore gomma-plastica in Italia e in alcuni cantieri di costruzione d’impianti nel settore energetico in Polonia, dove ha promosso la cultura del vino attraverso alcune riviste specialistiche polacche come Rynki Alkoholowe e alcuni portali specializzati come collegiumvini.pl, vinisfera.pl, winnica.golesz.pl, podkarpackiewinnice.pl e altri. Ha collaborato ad alcune riviste web enogastronomiche come enotime.it, winereport.com, acquabuona.it e oggi scrive per lavinium.it, nonché per alcuni blog. Un fico d’India dal caratteraccio spinoso e dal cuore dolce, ma enostrippato come pochi.