Terra Mia: Famiglia Demelas
- Antonia Maria Papagno
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Da sempre l’uomo e il vino hanno avuto storie parallele ma negli ultimi anni fare il vignaiolo è divenuto un mestiere d’arte.
La nuova consapevolezza del rispetto per la natura e la tutela dell’ambiente impongono al produttore obblighi etici e morali. Oggi più che mai rispettare il ciclo di un ecosistema vitale tra vigna, uomo e territorio significa fare vino secondo natura ed essere custodi di un territorio. Fare vino è un lavoro di passione, sacrificio e attesa.
Ecco alcuni esempi di produttori di sogni e di vino che abitano i luoghi a me più cari.
Siamo nel cuore della Sardegna ad Atzara nella regione storica del Mandrolisai. La famiglia Demelas (Lorenzo, Damiano e Roberta) coltiva la propria vigna supportata da un microclima unico e favorevole. I vitigni utilizzati sono gli autoctoni Cannonau, Bovale (localmente detto Maristeddu) e Monica. I loro vini sono eleganti, longevi e profondi e strutturati.
Viticoltori si nasce o si diventa?
Nascere in un territorio nel quale viticoltura è praticata da secoli è sicuramente un plus. Ma se si vuole essere viticoltori che cercano il confronto con realtà oltre i confini della propria regione, e del proprio Stato, bisogna acquisire quelle competenze che chi ci ha preceduto non poteva avere. Questo perché si ha a che fare con una variabile non controllabile ovvero: l’andamento meteorologico che in questi anni fa i conti con il cambiamento climatico; dunque per essere al passo con le sfide c’è tanto da studiare e da imparare.
Secondo voi territorio e filosofia di produzione sono strettamente correlati?
Nel nostro caso lo sono in modo inscindibile. Ci troviamo a 500 metri s.l.m. e qui è la collina a dettare le rese: nel nostro caso parliamo di quantità che vanno dai 20-25 q ad ettaro di un vigneto, a quello più fortunato che arriva a 60-65 q ad ettaro. In più si aggiunge il fatto che non è possibile avere la stessa meccanizzazione che si ha in pianura. Dunque l’unica strada percorribile è quella dell’attenzione al dettaglio.
La prima vendemmia non si scorda mai. La ricordate ancora? Qual è stato il vostro primo vino prodotto?
La prima vendemmia come azienda è semplice da ricordare perché è stata la 2019 e per chiari motivi è stata carica di adrenalina. Il primo vino prodotto è stato Domo: un Mandrolisai DOC che rappresenta un nuovo stile per questa denominazione.
Quanto alla prima vendemmia in assoluto è invece più difficile ricordarla in modo preciso perché si perde nel tempo nei ricordi di bambini che sfumano nell’aria di festa che si respirava nell’essere assieme a tutta la famiglia dove la vigna e il lavoro sono la cornice di questa memoria.
Si coltiva in biologico e poi in cantina che succede? Come viene trattata l’uva accuratamente allevata in vigna?
Noi tendiamo all’agricoltura integrata anche se siamo costantemente alla ricerca di soluzioni. Per esempio, quest’anno abbiamo fatto trattamenti contro l’oidio usando dei batteri antagonisti. In ogni caso in vigna c’è tanto lavoro manuale. Una volta che l’uva arriva in cantina cerchiamo di rispettarla, monitorando i passaggi: un fattore chiave se non si vogliono avere deviazioni indesiderate.
Qual è l’etichetta aziendale che più vi rappresenta?
Come scegliere tra 4 etichette? Da Frore, un bianco da uve rosse unico in Sardegna, a Giogu, Cannonau di collina che si fa ricordare, arrivando a Giuàle che è un Mandrolisai DOC in abito da sera. Senza lasciare da parte Domo, che al concorso del Vinitaly è stato riconosciuto con 95 punti come il miglior rosso della Sardegna e tra i 6 migliori rossi d’Italia. Non riuscendo scegliere possiamo dire che ci rappresenta il filo conduttore che unisce tutti i vini e cioè questo nuovo stile al passo coi tempi che ha origini in questa terra magnifica al centro della Sardegna.
Diamo i numeri: quanti ettari, quanti ettolitri, quante bottiglie prodotte ad oggi.
Coltiviamo 8 ettari di vigneti su fantastiche colline che nascono da terreno granitico. Siamo partiti dall’imbottigliare poco più di 4.000 bottiglie nella prima annata (la 2019) per arrivare all’annata 2021 nella quale abbiamo prodotto 17 mila bottiglie mentre per l’ultima vendemmia dovremmo produrne qualcuna in più. Siamo una piccola azienda in crescita.
Qual è ad oggi il vostro traguardo più grande?
Mi piace citare il testo di un artista italiano che dice: la retta è per chi ha fretta, non conosce smottamenti rimonte. Ci stiamo godendo il viaggio e stiamo portando avanti una nuova azienda in un contesto storico particolare. Ed è già una grande cosa. Quindi parlerei più di tappa che di traguardo perché il percorso che prevediamo sarà lungo. Dopo due anni nel mercato siamo riusciti a esportare negli USA i nostri vini e questo alimenta sicuramente il nostro orgoglio.
Con quale varietà d’uva che non allevate vi piacerebbe misurarvi?
Coltiviamo solo uve autoctone perché si trovano da secoli nel nostro territorio e quindi sappiamo che sono adatte alla nostra altitudine, ai nostri terreni e alle diverse esposizioni delle nostre vigne. Inserire in modo forzato altre uve per rincorrere il mercato non sarebbe una scelta completamente centrata. Ma se dovessi avere la possibilità di poter coltivare un’uva, anche in una zona diversa, per gusti personali direi Pinot Nero.
Che rapporto avete con gli altri produttori del vostro territorio? Esistono condivisioni e interessi comuni?
Il rapporto con gli altri colleghi del Mandrolisai è senza dubbio molto buono. Stiamo infatti costituendo il nostro consorzio di tutela proprio grazie alla comunione di intenti che non era mai stata così presente come adesso. Quello che stiamo avviando sono anche dei press tour dei giornalisti e come azienda stiamo coordinando il progetto. Non è la prima volta che i giornalisti di settore vengono a visitare il nostro territorio ma fino ad ora non era mai stato creato nessun progetto comune. Questo è un ottimo segnale di unione e di una mentalità più aperta alla condivisione del nostro lavoro.
Molte aziende di vino con vigne e cantina si sono organizzate per l’accoglienza e il soggiorno oltre che per visite, tour e assaggi. C’è differenza tra turismo ed enoturismo per voi? La scelta di raccontare tutto ciò che gira intorno al vino e al servizio offerto a scapito del prodotto è giusta?
Partiamo da un presupposto importante: non frequentiamo eventi di grandi dimensioni nei quali le persone si fermano in modo frettoloso. A maggior ragione chi viene a trovarci in vigna sa che non può dedicarci distrattamente un ritaglio del suo tempo e deve avere curiosità e rispetto nei confronti della terra e degli uomini che la valorizzano e lavorano. Se il confronto con le persone che vengono a trovarci riesce ad arricchirci di nuove e consapevolezze, l’accoglienza è gradita e ben accetta.
Per qualcuno il futuro del vino comincia dall’etichetta passando per la comunicazione, la fidelizzazione e l’economia circolare (come la sostenibilità). Quanto sono importanti la comunicazione e l’uso dei social media per il vostro lavoro? Il digital marketing è una nuova risorsa per il mercato o un costo aziendale in più? Qual è il futuro del vostro vino?
Per noi l’etichetta è un elemento fondamentale. Non a caso vengono disegnate da un amico muralista: Patta Artist che oltre a creare una piccola opera d’arte su bottiglia racconta anche diverse storie legate alla Sardegna e alla nostra famiglia. Questo segna anche il nostro legame con l’arte. Per quel che ci concerne il digital marketing lo usiamo in modo mirato pianificando e creando un racconto senza nessuna agenzia a coordinarlo. Difficilmente si immagina di trovare nel centro della Sardegna delle persone (che da convinzione comune sono riservate e restie a comunicare) così propense all’uso dei social mettendoci la faccia e la voce così frequentemente. Non a caso il nostro motto aziendale è il volto del vino, nel cuore della Sardegna. E questo è un nostro tratto distintivo dal quale aziende non solo del territorio, ma dal resto della penisola prendono in qualche modo ispirazione.
Si diventa vecchi ma mai quanto una vigna che ci sopravvive. Dove vi trovo tra 20 anni?
Avremo come le viti le radici ben salde nel cuore della Sardegna, ma saremo anche in giro per l’Italia e per l’estero a comunicare la bellezza delle nostre colline, la forza delle nostre tradizioni, il nostro uvaggio. Troverete non solo noi ma anche Ilenia e Giulia (le nostre figlie) a portare avanti e migliorare il nostro lavoro.
Non tutti sanno che…
Ad Atzara, nel cuore della Sardegna, un’azienda condotta da due fratelli produce dei vini che valorizzano un territorio ancora poco conosciuto e le sue uve autoctone in modo contemporaneo ed elegante: il suo nome è Famiglia Demelas.
https://www.famigliademelas.com/
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