Trump ha bisogno di uova!
L’epidemia di influenza aviaria che ha colpito gli Stati Uniti nel 2024 ha avuto un impatto devastante sul settore avicolo, con conseguenze dirette sulla disponibilità di uova. Solo nell’ultimo trimestre dell’anno, sono state abbattute 20 milioni di galline ovaiole , causando una drastica riduzione della produzione nazionale.
Questa crisi ha reso le uova un prodotto sempre più raro e costoso, tanto che in marzo il prezzo di una dozzina di uova ha raggiunto la cifra record di 8 dollari . Di fronte a questa emergenza, gli USA si sono rivolti all’Italia per sopperire alla mancanza di uova.
Secondo quanto riportato da Confagricoltura Veneto , molte aziende agricole italiane, specialmente quelle del Nord-Est come Verona e Padova, hanno ricevuto richieste dagli USA per forniture urgenti di uova. Tuttavia, anche l’Italia non è immune agli effetti dell’influenza aviaria. “Siamo al limite con la produzione e non possiamo garantire un approvvigionamento adeguato”, spiega Michele Barbetta , allevatore di Carceri e presidente del settore avicolo di Confagricoltura Veneto.
Dall’autunno 2023, l’Italia ha registrato l’abbattimento di 4 milioni di galline ovaiole su un totale di 41 milioni, pari al 10% del totale nazionale. Questo significa che il Paese ha perso circa 1,4 miliardi di uova , su una produzione annuale di 14 miliardi. Le regioni più colpite sono state Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna , aree chiave per l’avicoltura italiana.
“Quello che rimane è quasi tutto destinato al consumo nazionale”, prosegue Barbetta. “E, ovviamente, data la scarsità di prodotto, i prezzi continuano a salire anche in Italia, sebbene non ai livelli degli USA. Gli altri Paesi europei non stanno meglio, dato che l’aviaria ha colpito ovunque”.
Ripartire dalla crisi non sarà facile. Come spiega Barbetta, l’ultima epidemia ha causato 56 focolai nel Nord Italia , di cui 17 riguardanti galline ovaiole .
Mentre alcune aziende stanno cercando di riprendersi, la programmazione per la produzione avicola è lunga e complessa. “
Attualmente c’è scarsa disponibilità di pulcini, poiché l’aviaria ha colpito anche questa fase iniziale della filiera. E poi, per passare dal pulcino alla produzione di uova servono almeno sei mesi. Se in autunno l’epidemia dovesse ripresentarsi, saremo punto e a capo”.
La richiesta di aiuto inviata dagli USA all’Italia è stata vista da alcuni come un’opportunità per evidenziare l’importanza della collaborazione internazionale in un mondo sempre più interconnesso. A gennaio, gli Stati Uniti avevano annunciato il proprio ritiro dall’OMS, una decisione criticata in molti settori.
Per Federico Caner , assessore veneto all’Agricoltura, questa situazione dimostra ancora una volta che il mercato è globale e senza confini.
“Mi fa piacere che gli Stati Uniti si rivolgano al Veneto”, dichiara Caner. “In un contesto di economia globale per l’agroalimentare, gliele forniamo volentieri, anche se pure qui la situazione è complessa. Però gli USA si ricordino che il mercato è mondiale e senza confini, e questa ne è l’ennesima dimostrazione. Gliene facciamo memoria una volta in più, visto che parlano di dazi sull’import quando da loro una confezione di uova costa già oggi oltre 8 dollari”.
Infine, l’assessore Caner lancia un appello alla comunità internazionale affinché l’epidemia di aviaria venga affrontata con un fronte comune globale . “Visti i problemi che sta causando nel mondo l’epidemia di aviaria, mi auguro che le dichiarazioni di ieri del ministro Kennedy non racchiudano l’intenzione di far diffondere il virus nel mondo per – cito – ‘selezionare le specie resistenti’, con il rischio di un salto di specie. L’aviaria è un dramma per tutti, dall’agroalimentare alla sanità; lo si affronti globalmente con un fronte comune”.
La crisi delle uova negli USA rappresenta un chiaro esempio di come eventi locali possano avere ripercussioni globali.
Con l’Italia alle prese con le proprie difficoltà legate all’influenza aviaria, la collaborazione internazionale diventa fondamentale per gestire emergenze di questo tipo.
Allo stesso tempo, la situazione evidenzia l’importanza di politiche commerciali aperte e cooperative, soprattutto in un mondo dove il mercato agroalimentare è sempre più interdipendente.
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Di formazione classica sono approdato al cibo per testa e per gola sin dall’infanzia. Un giorno, poi, a diciannove anni è scattata una molla improvvisa e mi sono ritrovato sempre con maggior impegno a provare prodotti, ad approfondire argomenti e categorie merceologiche, a conoscere produttori e ristoratori. Da questo mondo ho appreso molte cose ma più di ogni altra che esiste il cibo di qualità e il cibo spazzatura e che il secondo spesso si mistifica fin troppo bene nel primo. Infinitamente curioso cerco sempre qualcosa che mi dia quell’emozione che il cibo dovrebbe dare ad ognuno di noi, quel concetto o idea che dovrebbe essere ben leggibile dietro ogni piatto, quella produzione ormai dimenticata o sconosciuta. Quando ho immaginato questo sito non l’ho pensato per soddisfare un mio desiderio di visibilità ma per creare un contenitore di idee dove tutti coloro che avevano piacere di parteciparvi potessero apportare, secondo le proprie possibilità e conoscenze, un contributo alla conoscenza del cibo. Spero di esservi riuscito. Il mio è un viaggio continuo che ho consapevolezza non terminerà mai. Ma è il viaggio più bello che potessi fare.
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