Vis à vis con Angela Merolla
Vis à vis con Angela Merolla
Giuseppe Arcimboldo, pittore milanese del XVI secolo, è celebre per i suoi ritratti unici che fondono arte e cibo in una simbiosi sorprendente.
Le sue opere, note come “Teste Composte”, raffigurano volti umani composti da una varietà di elementi naturali come frutta, verdura, fiori e pesci, creando immagini che sono al contempo realistiche e fantastiche.
Un esempio emblematico è “Estate“, dove il volto è costituito da una combinazione di frutti e ortaggi: ciliegie delineano la capigliatura e le labbra, una pesca forma la guancia, un cetriolo rappresenta il naso e una melanzana funge da orecchio. Il vestito è realizzato con spighe di grano, e sul collo si trova la firma dell’artista, mentre sulla manica è inciso l’anno 1573.
L’eredità di Arcimboldo continua a influenzare il mondo dell’arte e della gastronomia. Un esempio contemporaneo è il magazine online “L’Arcimboldo”, fondato dalla giornalista Angela Merolla.
Il nome della testata rende omaggio al pittore rinascimentale, riflettendo la missione di esplorare e celebrare l’intersezione tra arte culinaria e visiva.
Il magazine si dedica a raccontare l’eccellenza dei professionisti della gastronomia e dei vini italiani, mettendo in luce chef, pizzaioli, pasticcieri e panificatori che, con le loro creazioni, trasformano il cibo in forme d’arte.
L’influenza di Arcimboldo si estende anche alla food art contemporanea.
Come nasce la passione per il giornalismo e in particolare per quello enogastronomico?
“La passione per la scrittura mi ha portato a collaborare con diverse riviste, in particolare del settore enogastronomico. In seguito, l’interesse per il vino mi ha avvicinato ancora di più al mondo della gastronomia. Da qui è nata la voglia di raccontare le mie esperienze in prima persona attraverso un magazine e di collaborare con giornalisti e blogger italiani”.
Come nasce “L’Arcimboldo Magazine” e qual è la sua visione?
“Il nome si ispira all’artista rinascimentale Arcimboldo, noto per i suoi ritratti composti da frutta e verdura. Questo legame con l’arte e il cibo ha dato vita a “L’Arcimboldo Magazine” e successivamente alla guida. L’obiettivo era creare uno spazio per raccontare l’enogastronomia attraverso eventi e collaborazioni con chef, pizzaioli e cantine”.
Quali sono i fattori chiave che hanno contribuito alla crescita e al prestigio della guida?
“Abbiamo scelto di non avere un unico sponsor che dettasse le regole, ma di collaborare con molteplici partner, garantendo così indipendenza e obiettività. Inoltre, ogni candidato viene valutato da un team di ispettori composto da chef, pizzaioli, giornalisti e blogger”.
Quali sono i criteri fondamentali per selezionare i professionisti della guida?
“Consideriamo diversi fattori: la storicità del locale, la qualità del servizio, la selezione delle materie prime, la filosofia culinaria e il percorso professionale dello chef o pizzaiolo. Tutti questi elementi contribuiscono a creare una valutazione completa”.
Cosa significa celebrare il “Festival Artisti del Gusto” a Napoli?
“Per me è un grande onore, essendo napoletana. Napoli è il cuore della tradizione gastronomica italiana, specialmente per la pizza e la cucina popolare. Premiare le realtà storiche della città è sempre un’emozione”.
Come si bilancia la tradizione con le nuove tendenze gastronomiche?
“L’innovazione deve essere introdotta con delicatezza, senza stravolgere la tradizione. Un professionista bravo sa mantenere l’equilibrio tra rispetto delle radici e un tocco di modernità”.
Come si è evoluto il modo di raccontare il cibo con i social media?
“I social media offrono un racconto immediato e visivo. Tuttavia, non tutti riescono a sfruttarli al meglio. L’immagine è importante, ma deve essere accompagnata da una narrazione efficace che trasmetta il valore della creazione gastronomica”.
Quali sono le caratteristiche di una narrazione efficace per il giornalismo enogastronomico?
“Bisogna raccontare il contesto, la storia del professionista e il significato delle sue creazioni con semplicità e immediatezza, in modo che il lettore possa percepire l’essenza del piatto o del vino descritto”.
Qual è stata l’esperienza formativa più importante della tua carriera?
“Non c’è stata un’unica esperienza, ma un percorso in continua evoluzione. Collaborare con professionisti e confrontarsi costantemente è stato essenziale per la mia crescita”.
Perché oggi è più difficile emozionarsi davanti a un piatto?
“A volte gli chef cercano di stupire con piatti troppo elaborati, perdendo il legame con la tradizione. L’emozione nasce dall’equilibrio tra studio, materie prime eccellenti e l’umiltà del professionista che crea il piatto”.
Qual è la sua ricetta del cuore e perché?
“Il ragù della domenica. È legato ai ricordi d’infanzia, quando lo assaporavo dai miei nonni. La cucina ha il potere di emozionare, e un piatto ben fatto deve lasciare un segno nel cuore di chi lo gusta”.
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